Patch Adams e Dalila Di Lazzaro a Crema ospiti del Rotary (inPrimapagina del 27 novembre 2009)

Un tema, per certi versi insolito, ha caratterizzato la conviviale Rotary dello scorso 24 novembre. Si è parlato dell’amore e della morte, della gioia e del dolore. Per una volta, come ha ricordato Nanni Donati presentando la serata, non è stato scelto un tema di economia, di finanza o di attualità. Al centro della serata “è stato invece posto l’uomo e la complessità della vita”.
Tre i protagonisti: il Rotary Club, che da diversi anni è fattivamente impegnato a sostenere campagne umanitarie; l’attrice ed ora scrittrice Dalila Di Lazzaro, che dopo aver assaporato il successo ha vissuto una significativa esperienza di dolore fisico e morale, e Patch Adams, il famoso medico statunitense che ha ideato un singolare approccio per curare i pazienti: ovvero la terapia del sorriso o clownterapia.
Gli ospiti d’eccezione hanno subito saputo conquistare i presenti. Innegabile, infatti, la forte empatia che sia la Di Lazzaro, sia Patch Adams, hanno saputo stabilire col pubblico.
Una bellezza elegante - scrigno di valori ben più importanti – è ciò che contraddistingue Dalila Di Lazzaro; un naso rosso da clown e due baffi che paiono un cenno di sorriso la caratteristica di Patch Adams.
Solo apparente la diversità tra i due personaggi. Si può dire, infatti, che un filo lega i due protagonisti della serata. Questo “filo” è esplicitato nel libro scritto dalla Di Lazzaro: “Toccami il cuore”, pubblicato lo scorso ottobre. Un libro singolare dove Dalila parla di sé e della propria vita. Un romanzo autobiografico che coinvolge e commuove perché si parla della vita, di affetti e di emozioni, lanciando un messaggio che vuole essere di speranza: l’amore è più forte di tutto.
La medesima convinzione che ha permesso a Patch Adams di dar vita al piccolo miracolo che, in tanti anni di professione medica, gli ha consentito di curare in modo innovativo migliaia di pazienti.
Solo per farci un’idea sottolineiamo alcuni dati. Circa 10.000 le persone, malate terminali, che sono state accompagnate alla morte alleviando loro il dolore con la terapia del sorriso. Tre i conflitti che hanno visto in campo l’equipe medica di Adams per ridurre la sofferenza provocata dalla guerra, così come numerosi sono i campi profughi dove Adams in prima persona, e i suoi collaboratori, hanno portato il sorriso.
Difficili non rimanere affascinati dal “medico clown”, che – pur mantenendo intatta la propria serenità – non ha omesso il racconto anche di storie ed episodi dolorosi. Particolarmente interessanti alcune considerazioni circa i fattori che hanno determinato in lui la scelta di intraprendere una strada insolita. Contestato sin da quando era un giovane universitario a causa della sua “eccessiva gaiezza” e ritenuto non sufficientemente “serio”, ha presto avvertito la necessità di scoprire un modo nuovo di concepire la professione medica. Trovatosi a dover svolgere la professione in situazione di carenza di fondi e con ben pochi medicinali, per superare il senso d’impotenza provato di fronte al dolore dei propri pazienti e non avendo strumenti per alleviarlo, ha avuto la geniale idea di curare con amore ed umorismo.
Non c’è malattia, dice Patch Adams, che non possa essere curata con queste due “medicine”. Malati oncologici, soggetti con ustioni di terzo grado e pazienti con turbe psichiche hanno tratto sollievo dalla terapia del sorriso.
Parlando dei pazienti psichiatrici curati nell’Istituto da lui fondato e ricordando anche la propria personale esperienza di paziente, ha affermato che il dolore più grande che un uomo possa provare è quello che proviene dalla sofferenza interiore. Il suo approccio per trattare queste problematiche, però, non è rivolto al controllo del sintomo, ma alla persona nel suo complesso. Mai, in oltre 40 anni di attività medica, ha prescritto uno psicofarmaco, eppure non sono pochi i pazienti con disagio psichico che sono stati da lui curati in modo efficace.
Alla domanda sul perché abbia scelto come divisa l’abito da clown, ha chiarito che tale scelta non è fatta per “strappare un sorriso”, ma è solo un modo, una sorta di escamotage per “avvicinare se stesso all’amore”. Con abiti diversi, “ufficiali”, sarebbe tutto più complicato, in questo modo supera con maggiore facilità le tante barriere che le persone pongono nelle relazioni.
Non è mancata, infine, una nota critica nei confronti della medicina “tradizionale”, ritenuta troppo spesso incapace di essere empatica e compassionevole. L’abuso di psicofarmaci riscontrato negli ultimi anni, afferma, è indice del fatto che i medici non hanno più tempo da dedicare ai pazienti e manca loro la voglia di implicarsi in una relazione. La medicina è diventata un business, le case farmaceutiche talvolta falsano i dati circa l’efficacia dei propri prodotti e farne le spese è il paziente. Ovviamente Adams non nega l’importanza dei farmaci, ma sostiene che non debbano essere considerati l’unica soluzione.
Tornare ad umanizzare la medicina, questo l’obiettivo di Patch Adams. E gli applausi riscossi al Rotary dimostrano che è un bisogno avvertito da molti.

1 commento:

  1. Il terapista del sorriso, il grande uomo della felicità che guarisce si racconta alla facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre.
    Visualizzate il video "Patch Adams incontra gli studenti di Roma tre" al link http://uniroma.tv/?id_video=15928 per conoscere i segreti di un uomo il cui scopo è far ridere ed aiutare il prossimo.


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