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Un affascinante viaggio nei luoghi di culto della Crema settecentesca; un viaggio che, partendo dal censimento delle opere d'arte presenti in Crema tra il Sette e l'Ottocento, ci porta a conoscere ed apprezzare il prezioso patrimonio artistico che ha reso bella la nostra città.
Ad accompagnarci in questo viaggio è la dr.ssa Marianna Belvedere, giovane studiosa formatasi presso l'Università Cà Foscari di Venezia. Sotto la guida del dr. Marco Albertario (Conservatore dell'Accademia “Tadini” di Lovere) la dr.ssa Belvedere ha sviluppato una tesi di laurea specialistica che ha analizzato il censimento delle opere d'arte, realizzato nel 1774, per volere del Governo Veneto. La presentazione della pubblicazione della tesi è avvenuta lo scorso sabato presso il Museo Civico di Crema.
Difficile non riconoscere il valore della ricerca compiuta da Marianna Belvedere. Non a caso il Museo Civico di Crema ha considerato il lavoro svolto dalla giovane autrice meritevole di essere stampato, decidendone la pubblicazione tra i “Quaderni di Insula Fulcheria”, prestigiosa rassegna di studi diretta da don Marco Lunghi. Anche l'assessore alla Cultura Paolo Mariani, aprendo la presentazione, ha ribadito che il lavoro della Belvedere, per la qualità che lo caratterizza, “ha pienamente meritato di uscire dalla stretta cerchia degli addetti ai lavori ed essere divulgato”.
Una ricercatrice attenta, puntuale, generosa e capace di seguire contemporaneamente diversi filoni di studio, così il dr. Albertario ha definito Marianna Belvedere.
Come spiega la giovane studiosa nell'introduzione della propria opera, la ricerca ha preso il via seguendo i passi di Giacomo Crespi; un Ispettore alle Pitture (nominato dal Governo centrale veneziano nel 1773) al quale venne affidato l'incarico di raccogliere dati riguardanti le pitture “di pregio” conservate a Crema. L'ispettore svolse con diligenza il proprio lavoro e compilò un manoscritto ora conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia.
Come rileva l'autrice, il manoscritto - redatto nel 1774 da Crespi - è stato un utile strumento di studio e di ricerca sulla dispersione del patrimonio storico artistico locale, avvenuto in seguito alla caduta della Serenissima e come conseguenza delle soppressioni napoleoniche.
La Belvedere fa notare che ciò che Crespi ci fornisce, non è solo un elenco di opere “di pregio”, ma anche una vera mappa della loro collocazione all’interno delle maggiori chiese cremasche; ci dice la collocazione originaria di molti quadri che una volta erano conservati negli edifici di culto della città e poi – quando nel 1797 la città venne invasa dalle truppe napoleoniche – si dispersero a causa della demanializzazione e delle soppressioni seguite al passaggio di poteri tra veneziani e francesi.
Riguardo al metodo di censimento seguito da Crespi, la Belvedere spiega che le opere ritenute “di pregio” venivano segnalate all’interno del manoscritto semplicemente come “pale” o “quadri” di un determinato autore, e ad ognuna di esse veniva assegnato un numero che trovava poi corrispondenza in una pianta dell’edificio, posta a fianco di ogni elenco di opere, chiesa per chiesa.
La presentazione, come è stato già accennato, ha visto la partecipazione del Conservatore dell'Accademia di belle Arti “Tadini”; quest'ultima è un'importante istituzione che ha sede in Lovere. La Galleria dell'Accademia, vale la pena ricordarlo, è annoverata tra i più antichi musei della Lombardia. Proprio il catalogo redatto dal Conte Luigi Tadini nel 1828, riguardante i quadri presenti nella propria Galleria, ha rappresentato una delle testimonianze bibliografiche più importanti e interessanti ai fini del lavoro.
Come afferma la Belvedere nell'introduzione del testo da lei redatto, il catalogo del Conte Tadini “si è dimostrato più volte, nel corso dello studio sulle dispersioni delle opere d'arte, un appoggio fondamentale per la ricerca”.
Tanti i partecipanti alla serata. Ad apprezzare e ringraziare l'autrice per il lavoro svolto, oltre all'assessore alla cultura del Comune di Crema, vi era Roberto Martinelli responsabile del Museo Civico, don Marco Lunghi direttore responsabile, Walter Venchiarutti vice direttore ed Edoardo Edallo direttore della Collana “Quaderni”. Proprio l'architetto Edallo, nel corso della serata, non ha risparmiato una lieve nota polemica, rilevando che “ancor prima di Napoleone, la Repubblica Veneta aveva provato a fare ciò che noi non siamo ancora stati capaci di completare; ovvero una precisa ricognizione del nostro patrimonio artistico”.
Prezioso e importante, comunque, il contributo dato dalla dr.ssa Belvedere, anche perchè, come ha ricordato il dr. Albertario, “la tesi della Belvedere costituisce una strumento di ricerca fondamentale e molti studi potranno nascere dal suo lavoro”.
Flavio Rozza
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