La Chiesa di Crema si prepara ad introdurre il Diaconato permanente (inPrimapagina del 21 maggio 2010)

E’ un momento importante per la Chiesa di Crema. Seppur in ritardo rispetto ad altre Diocesi, la nostra Chiesa locale sta compiendo un passo decisivo per introdurre il ministero del Diaconato permanente.
Proprio in questi giorni i Consigli pastorali parrocchiali si stanno riunendo per discutere e approfondire il significato di questa figura.
Per quanto riguarda la zona pastorale cittadina, i Consigli si sono riuniti lo scorso lunedì presso la sala parrocchiale di Crema Nuova. L’incontro, presieduto da mons. Mauro Inzoli, in qualità di Vicario zonale, è stato condotto da don Ennio Raimondi, al quale è spettato il compito di illustrare ai presenti il percorso compiuto dalla nostra Diocesi per “restituire” anche alla Chiesa di Crema questo prezioso ministero.
Come ha fatto notare mons. Inzoli, è inusuale una riunione tra tutti i Consigli pastorali cittadini, ma il fatto che ciò sia avvenuto denota l’importanza del tema trattato.
Due letture, tratte dalla Sacra Scrittura, hanno consentito ai componenti dei Consigli di poter comprendere il significato originario del diaconato. Grazie alla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (cap. 12) è stata ribadita l'importanza della diversità dei carismi all'interno della Chiesa, mentre la lettura degli Atti degli Apostoli (cap. 6), ha permesso di ricordare le motivazioni e le esigenze che, nella Chiesa di Gerusalemme, fecero da sfondo alla nascita del diaconato.
La precisa e dettagliata relazione di don Raimondi ha messo in luce alcuni passaggi e domande fondamentali. E' risultato molto utile, per comprendere il senso del ministero diaconale, conoscere alcuni aspetti storici. Gli Atti degli Apostoli ci parlano della nascita del diaconato, ma dal V secolo in poi, tale ministero è andato incontro ad un progressivo declino, tanto da sparire per circa mille anni e rimanere solo come tappa intermedia verso il sacerdozio.
E' stato necessario attendere il Concilio Vaticano II per tornare a parlare di diaconato permanente e iniziare a progettare la “restituzione” (come previsto al n. 29 della Lumen Gentium) di questo utile e importante ministero offerto alla Chiesa. Il diaconato che la Chiesa ha voluto reintrodurre è, per usare una espressione conciliare, “non per il sacerdozio, ma per un ministero” è potranno accedervi sia fedeli sposati, sia celibi.
Ma se in alcune Diocesi i diaconi sono presenti ormai da 20 anni, la Chiesa cremasca ha iniziato a parlarne solo nel 2000 con mons. Angelo Paravisi. La questione fu poi ripresa nel 2007 da mons. Oscar Cantoni, con la lettera pastorale “Il Battesimo sorgente delle vocazioni ecclesiali”. Ulteriore dibattito vi è stato recentemente nei Consigli pastorale e presbiterale diocesani, per poi giungere al confronto di questi giorni con i fedeli impegnati nella vita parrocchiale.
“Diaconia vuol dire servizio: in questa parola è racchiusa l'identità del diacono”, con questa premessa, don Raimondi ha iniziato a illustrare il significato del ministero diaconale. Per chiarire ulteriormente il concetto ha poi aggiunto che il diacono “deve essere immagine del Cristo che serve”. Il servizio cui è chiamato chi accede al primo grado dell'Ordine è triplice; si parla infatti di una diaconia della Parola, della Liturgia e della Carità. Quanti saranno chiamati ad essere diaconi potranno svolgere diversi compiti: amministrare il Battesimo, distribuire l'Eucaristia, benedire il matrimonio, celebrare la Liturgia della Parola, assistere il Vescovo nella celebrazione eucaristica, avere incarichi a livello diocesano, nonché presiedere il rito del funerale e amministrare i sacramentali.

Flavio Rozza

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