"Il P.C.I. e gli Italiani". Presentato l'ultimo libro di don Guido Zagheni (inPrimapagina del 26 marzo 2010)

Per il ciclo “…Autori incontrano Lettori…”, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Crema, giovedì l’altro è stato presentato “Il PCI e gli italiani”, l’ultimo prodotto editoriale di don Guido Zagheni, che lo stesso ha voluto dedicare “all'amico e maestro Nuccio Mantica”.
Sacerdote della Diocesi di Crema, don Zagheni è docente nei Seminari di Crema e Lodi e attualmente insegna Storia della Chiesa presso l’Istituto di Scienze religiose a Milano.
Dopo i saluti di Paolo Mariani, assessore alla cultura del Comune di Crema, è toccato ad Elia Ruggeri, presidente del Circolo Culturale “Città Nuova”, introdurre il libro con una breve riflessione.
“Ero interessato a rispondere ad alcuni aspetti, alcune domande che non mi erano chiare”, così ha esordito l’autore. E poi, partendo da alcune considerazioni emerse nel corso dei suoi studi, ha aggiunto che “il comunismo è stata una realtà poco compresa anche tra coloro che l’hanno seguito. Scorrendo le pagine del libro ci si accorge che l’opera di don Zagheni si snoda come un viaggio che, partendo da alcune domande fondamentali, giunge ad una conclusione chiara e netta: il comunismo fu un grande inganno. “Questo – confida l’autore – era il titolo che volevo dare al libro, ma alla fine ho preferito che fosse il lettore stesso ad arrivare a tale conclusione”. Molti gli interrogativi cui don Zagheni ha cercato di dar risposta. Ad esempio: “che cosa era realmente il comunismo? Ed il PCI era vero comunismo? Era possibile una via italiana al comunismo?
Spiegando alcuni passaggi fondamentali dei propri studi, il sacerdote cremasco non ha esitato a definire il comunismo “una grande forza”, ma – ha anche aggiunto – era un inganno in quanto prospettava un percorso utopico, irrealizzabile.
Difficilmente concretizzabile, secondo don Zagheni, l’utopia dei comunisti, i quali promettevano il “paradiso in terra” senza tener conto dei limiti e della fallibilità dell’uomo.
Il PCI, ha spiegato ancora l’autore, era certamente un grande partito, ma ambiguo. Toccando i rapporti tra cattolici e comunismo ha notato che da un lato il PCI ha agito per far credere ai cattolici che l’ideale comunista coincidesse con quello cristiano, quando in realtà le due antropologie (cristiana e comunista) camminavano su binari nettamente distinti ed erano tra loro irriducibilmente antitetiche.
Altra ambiguità esposta nel libro, riguarda il tentativo di far credere che ci fosse una via italiana al comunismo, mentre il partito era perfettamente allineato con Mosca, tanto che in Italia accanto all’organico ufficiale vi era persino una sorta di partito parallelo, pronto a prendere il potere qualora – dopo la morte di Togliatti – i successori si fossero distaccati dalle direttive dell’URSS.
Da rivalutare, infine, il ruolo che i comunisti ebbero nella Resistenza. “Se ne è appropriato il PCI – dice don Zagheni – ma in Emilia Romagna, ad esempio, su 20 Brigate solo 9 erano composte da comunisti”. E se è vero che i partigiani hanno svolto un ruolo importante che merita ulteriori studi, va anche detto che a liberare l’Italia furono gli eserciti Alleati.
Come qualsiasi libro che aiuta a far chiarezze su pagine controverse della propria storia, il testo di don Guido Zagheni merita di essere letto. Al rigore dello storico, l’autore affianca l’onestà intellettuale e la sensibilità del sacerdote. E proprio partendo dal punto prospettico di storico e sacerdote, don Zagheni ha concluso la serata riflettendo sulla società italiana, affermando un po’ pessimisticamente che oggi ci troviamo di fronte ad una barbarie che avanza e sta travolgendo un po’ tutto. Un'avanzata favorita anche dal mutamento di rapporto tra Chiesa e società italiana; rapporto giunto quasi alla reciproca estraneità.
Del sacerdote e storico cremasco ricordiamo altre importanti pubblicazioni, tra cui “Nazifascismo e questione ebraica” (2001) e “La croce ed il fascio” (2006).

Flavio Rozza

Formigoni a Crema si riconferma un leader (inPrimapagina del 26 marzo 2010)

A pochi giorni dallo svolgimento delle elezioni regionali, venerdì scorso il Governatore uscente della Lombardia – dopo un tour de force che in un giorno l'ha visto impegnato in numerosi incontri in tutta la provincia - è venuto a Crema per esporre i punti salienti del proprio programma elettorale.
“Uno di noi, Roberto, sei uno di noi”; con questo slogan, scandito e cantato da un nutrito gruppo di giovani sostenitori, Roberto Formigoni è stato accolto in piazza Duomo. Ma se da un lato vi era un pullulare di bandiere del PDL e i cori dei sostenitori del Governatore, dall'altro lato della piazza – separato da un cordone di polizia – stazionava un gruppo di rumorosi oppositori.
L'incontro elettorale, svoltosi nella Sala degli Ostaggi del Comune, ha preso il via con una introduzione di Gianni Rossoni – vice presidente della Regione e candidato al Consiglio Regionale della Lombardia – che ha voluto ricordare gli interventi messi in campo per fronteggiare la crisi: interventi volti a sostenere le imprese, ma anche le persone. Oltre al diretto sostegno alle imprese, ha ricordato Rossoni, sono stati favoriti percorsi di formazione e di riqualificazione per quanti hanno perso la propria occupazione. Prima di cedere la parola, Rossoni ha voluto rivolgere un augurio al presidente della Regione, il quale “non deve solo vincere, ma stravincere”. Un breve saluto introduttivo anche da parte del presidente della Provincia, Massimiliano Salini.
In modo sintetico e chiaro Salini ha voluto ricordare che la nostra terra parla la lingua di Roberto Formigoni e l'auspicio è che continui – anche in futuro – a parlare lo stesso linguaggio; il linguaggio della vita e della libertà. 
Confermando una straordinaria capacità comunicativa, Roberto Formigoni, appena ha preso la parola, ha saputo subito conquistare un primo e convinto applauso ammettendo di ritenere Crema il vero capoluogo della provincia. Nel corso del proprio intervento il governatore uscente ha voluto toccare diversi punti del proprio programma, composto da ben 600 progetti. Prima di tutto, però, ha ribadito di essere tra quelli che continuano a credere nei valori indefettibili dell'uomo e di aver voluto porre al centro della propria politica la centralità della persona e dell'impresa.
E proprio alle imprese è andata la gratitudine del presidente Formigoni, in quanto “stiamo uscendo dalla crisi grazie alla forza morale dei nostri imprenditori”. Per attenuare i danni della crisi, la Regione ha comunque fatto la propria parte mettendo a disposizione un miliardo e mezzo di euro destinati a sostenere quanti hanno perso il lavoro. Mentre per le imprese che si sono impegnate per il 2010 a non licenziare e investire in innovazione, sono stati messi a disposizione duecentomilioni di euro a fondo perduto. “Non abbiamo lasciato e non lasceremo solo nessuno”, questo l'impegno che il presidente ha assunto di fronte ai suoi sostenitori.
Per la crescita della Lombardia – ha poi aggiunto – dobbiamo scommettere sulle nostre eccellenze, ovvero la qualità dei prodotti dei nostri artigiani e l'attrattività del territorio. Parlando dell'Expo ha voluto dire che “è stato vinto non solo per Milano, ma perchè sia occasione per tutta la Lombardia”. “Per quella occasione dovremo tutti darci da fare in quanto i visitatori stranieri saranno attratti e decideranno di venire anche per i nostri prodotti, le opere d'arte, la cultura”.
Un ultimo punto che Formigoni ha voluto sottolineare riguarda la meritocrazia: “voglio puntare sempre più sul merito, voglio spronare tutti a dare il meglio”. Non a caso, istituendo la dote scuola, è stato inserito anche un premio per gli alunni più meritevoli con medie dei voti molto alte. “Che ciascuno si impegni fino in fondo e la Lombardia diventi la regione del merito”, questo è ciò si augura e l'obiettivo che si è posto il governatore.
Prima di chiudere il proprio intervento Formigoni ha invitato i sostenitori presenti ad agire per promuovere la partecipazione al voto. “Chi non si impegna col voto non si impegna nella vita, perchè per noi la politica ha a che fare con la vita. Il nostro compito è far nascere la speranza nelle persone”.

Flavio Rozza

A Padre Aldo Trento il Premio della Carità (inPrimapagina del 19 marzo 2010)

Sabato scorso a Crema, presso la Sala Alessandrini, padre Aldo Trento ha ricevuto dalle mani di mons. Mauro Inzoli il Premio della Carità; importante riconoscimento istituito nel 2006 dalla Fondazione “Deus Caritas Est”.
Negli anni scorsi ad essere premiati furono Papa Benedetto XVI, Suora Nirmala Joshi (prima suora succeduta a Madre Teresa alla guida della Congregazione delle Missionarie della Carità) ed i coniugi Cleuza Ramon e Marcos Zerbini (fondatori in Brasile del Movimento dei Senza Terra, poi confluito in C.L.).
In una Sala Alessandrini straordinariamente colma di persone venute anche da fuori Crema, Padre Aldo Trento è stato accolto con grande affetto da quanti, conoscendone la storia personale ed il suo impegno missionario, hanno voluto manifestargli la loro stima e vicinanza.
“Il mio unico progetto è fare quello che Dio mi mostra ogni giorno”, così ama ripetere padre Aldo a quanti gli pongono domande sul futuro, mentre nel ricordare l'origine della propria straordinaria esperienza di sacerdote e missionario in Paraguay, non nasconde il suo debito nei confronti di don Luigi Giussani.
“Tutto è cominciato da un abbraccio, pieno di tenerezza. Dimenticare quell'abbraccio significherebbe dimenticare me stesso”; con queste parole padre Aldo chiarisce quanto sia stato importante per lui l'incontro con don Giussani.
Nato nel Bellunese nel 1947, padre Aldo abbracciò presto la scelta di vita sacerdotale, salvo poi trovarsi ad affrontare un'importante crisi affettiva e vocazionale che lo condusse alla depressione.
“In quel momento nessuno avrebbe scommesso due lire su di me; a salvarmi fu don Giussani, e lo sguardo col quale mi guardò: uno sguardo carico di Cristo, carico d'amore”. Fu proprio il fondatore di Cl a volere che padre Aldo partisse per il Paraguay, cosa che avvenne nel settembre del 1989.
E dal 1989 ad oggi è avvenuto un piccolo miracolo. Un uomo carico di dolore – capace di riconoscere che “il proprio limite è la ragione per cui Dio si è fatto carne” - è divenuto un autentico testimone di Cristo ed ha saputo lenire il dolore altrui.
Negli anni trascorsi in Paraguay, e più precisamente ad Asunciòn, sono state attivate opere molto importanti: un asilo, una scuola elementare, un’azienda agricola dove prestano la propria attività i malati di aids non terminali. Due casette per i bambini orfani o malati di aids. La Casa Gioacchino e Anna per anziani, il Banco dei donatori del sangue ed il Banco alimentare.
La serata di premiazione, oltre alla diretta testimonianza del missionario, è stata arricchita dal canto dei numerosi bambini presenti e dalla proiezione del video di un'intervista realizzata da uno dei più noti giornalisti latino-americani. Commentando l'intervista, padre Aldo, ha voluto sottolineare le parole con le quali il giornalista (non credente) ha chiuso il servizio: “se questo è Dio, allora ci posso credere anch'io”.
In conclusione mons. Inzoli ha consegnato al missionario il Premio della Carità e, con soddisfazione, ha reso noto che – grazie alla collaborazione di numerosi benefattori – è stato possibile sostenere l'opera di padre Aldo con un'offerta di € 70.000.
Visibilmente commosso, il sacerdote premiato ha detto: “vedo, in questo gesto, Gesù che ancora mi abbraccia, mi incoraggia ad andare avanti e mi dice di non avere paura”. Certamente grato per il premio ricevuto, ha infine voluto ricordare che il suo desiderio più grande, il suo vero bisogno, non è di avere gente che vada ad aiutarlo in Paraguay, ma di condurre le persone ad avere nei confronti degli ammalati e del prossimo il medesimo sguardo che don Giussani pose su di lui.
                                                                                                                                              Flavio Rozza

Offanengo: presentato pubblicamente il bilancio di previsione (inPrimapagina del 19 marzo 2010)

L’Amministrazione comunale di Offanengo, guidata dal sindaco Gabriele Patrini, ha presentato, domenica 14 marzo, nella sala “Aldo Moro” del Municipio, il Bilancio previsionale 2010 – 2012.
La presentazione è avvenuta mediante un’Assemblea pubblica, indetta con lo scopo di coinvolgere e condividere con la cittadinanza le linee generali che impegneranno l’amministrazione di Offanengo per i prossimi tre anni.
Nel presentare la relazione previsionale programmatica, il sindaco ha voluto evidenziare le difficoltà incontrate dalla Giunta durante la fase di stesura del documento di Bilancio. “La riduzione progressiva dei trasferimenti erariali, il forte calo degli oneri derivanti dall’urbanizzazione ed una non coerente premialità agli enti virtuosi – ha ricordato il sindaco – hanno prodotto una riduzione sostanziale delle disponibilità finanziarie del Comune”. Nel corso dell’Assemblea, inoltre, Patrini non ha risparmiato una nota polemica, affermando che “si continua a discutere del principio di autonomia finanziaria ma, nonostante questo, la finanziaria 2010 ha scaricato sulle Amministrazioni locali i maggiori impegni di contenimento della spesa pubblica e di risanamento del debito”.
Dopo l’introduzione del sindaco, i diversi esponenti della Giunta hanno presentato – per quanto di competenza – i contenuti della relazione. Luca Mantovani (assessore al Bilancio) ha messo in luce che le entrate saranno inferiori rispetto agli anni passati, ciò nonostante le aliquote ICI rimarranno invariate per tutte le tipologie di immobili. Previsto tuttavia un incremento per quanto riguarda la Tariffa per lo smaltimento rifiuti applicata alle utenze non domestiche, che aumenterà di circa il 5%.
Marino Severgnini (assessore competente per il Patrimonio – manutenzione e pulizia del territorio) ha invece posto come obiettivo il miglioramento e la salvaguardia delle infrastrutture presenti sul territorio, prevedendo uno specifico calendario di priorità per eseguire annualmente i necessari lavori di asfaltatura e manutenzione di alcune vie e marciapiedi . Mentre Edoarda Benelli (assessore all’Urbanistica) spiega che l’anno 2010 sarà dedicato a porre le basi per lo sviluppo urbanistico di Offanengo mediante l’adozione del Piano di Governo del Territorio; uno strumento che la Benelli definisce molto più dinamico rispetto al vecchio PRG, in quanto pone al centro dell’azione programmatoria il cittadino ed è in grado di far fronte ai mutamenti della realtà e alle diverse esigenze del territorio. Altro aspetto importante – legato sempre all’urbanistica e all’edilizia – è la scelta dell’Amministrazione di offrire ai privati l’opportunità di trasformare “in proprietà” le aree comprese nei Piani di Edilizia Economica e Popolare, in precedenza assegnate solo in diritto di superficie. Per far ciò entro l’estate verrà approntato un apposito bando. Hanno poi proseguito la presentazione della relazione di Bilancio, l’assessore Alessandro Capetti (Giovani, Sport e Sicurezza), che si impegna a riproporre alcuni appuntamenti già sperimentati negli anni scorsi, quali la “Festa dello Sport” e la rassegna “Shopping e sport”; Umberto Premoli (assessore alle Opere Pubbliche, Valorizzazione e sviluppo attività commerciali), il quale ha ricordato l’istituzione del distretto del commercio con i comuni di Romanengo, Ticengo e Salvirola al fine di sostenere i commercianti; ed Andrea Valdameri (assessore ai Servizi Sociali e Ambiente), con un programma che ha confermato i basilari servizi di sostegno alla persona. Inevitabile far notare che, in un periodo di gravi difficoltà economiche per molte famiglie e di disagi sempre crescenti dovuti alla crisi, sarebbe forse stato opportuno un maggiore investimento proprio in questo ambito.
Inoltre il giorno dopo è giunto in redazione il commento del consigliere di opposizione Alex Corlazzoli, il quale rimarcava che nel bilancio preventivo non compare la ciclabile Offanengo - Crema.
                                                                                                                                              Flavio Rozza

Diocesi in festa. Celebrati in Duomo gli anniversari dei sacerdoti cremaschi (inPrimapagina del 12 marzo 2010)

E' l'immagine di una Chiesa in festa quella emersa in occasione della Giornata Sacerdotale celebrata in Cattedrale venerdì 05 marzo; una giornata che – come ogni anno – è stata anche occasione per ricordare gli anniversari di ordinazione sacerdotale di alcuni presbiteri cremaschi.
Molti i fedeli e i sacerdoti della diocesi che si sono stretti attorno al nostro vescovo mons. Oscar Cantoni per far memoria del suo quinto anniversario di ordinazione episcopale. Accanto al Vescovo vi era don Emilio Cantoni, che ha ricordato il settantesimo di ordinazione, mentre hanno festeggiato 50 anni di ministero pastorale don Felice Agnelli, don Luciano Cappelli, don Rino Piloni e padre Gaudenzio Barbaglio. Il traguardo dei 25 anni, invece, è stato raggiunto da don Angelo Lameri, don Gian Battista Strada e don Maurizio Vailati. Traguardi indubbiamente importanti, che suscitano ammirazione per chi ha speso gran parte della propria vita a servizio della Chiesa, eppure – come ha ricordato ai propri sacerdoti il vescovo Oscar - “davanti a Dio, a tutte le età, siamo sempre dei novizi, dei poveri apprendisti che ogni giorno ricominciano nel tentativo di seguire Gesù”.
Con particolare attenzione, fedeli e preti presenti, hanno accolto le parole pronunciate dal vescovo nel corso dell'omelia. Parole che sono state cordiali e severe al tempo stesso. Forte il richiamo all'unità della Chiesa. Anche la nostra Chiesa locale – traspare dal discorso di mons. Cantoni - “si presenta spesso divisa da visioni di parte...dove si fa fatica ad accettare l'unità quale frutto di una accoglienza piena di rispetto di visioni diverse, ma complementari”. “Le posizioni di ciascuno – ha proseguito il vescovo – non devono essere frutto di contrapposizioni di parte, né orgoglioso pretesto per affermare il proprio gruppo, ma espressione di un cammino di vita cristiana specifico sì, ma né l'unico, né il migliore”.
Detto questo, il vescovo ha quindi richiamato i sacerdoti della diocesi al compito – impegnativo ed urgente - di divenire costruttori operosi di unità e di pace. La via indicata per raggiungere tali obiettivi è stata quella dell'umiltà, dell'abbandono fiducioso in Dio, e della rinuncia all'affermazione di sé e della propria volontà. Il contributo di ciascuno – è stato detto - si dimostra una vera ricchezza solo se inglobato in un piano più grande che è il bene della Chiesa e delle persone.
Sono state parole dirette e franche quelle che il vescovo ha rivolto ai propri preti, e proprio per questo sono risultate sincere ed edificanti, capaci di toccare il cuore dei presenti. Oltre al richiamo all'unità, ha anche condotto i sacerdoti a volgere lo sguardo sulle fondamenta della propria vocazione, riconoscendo come i desideri di perfezione che caratterizzano l'inizio di ogni vocazione, presto cedono il passo alla constatazione della propria fragilità. Con lo stesso realismo, mons. Cantoni ha ricordato ai presenti che “la salvezza non risiede nel tentativo di raggiungere il cielo mediante l'edificio delle nostre virtù, ma nel dono gratuito dello Spirito Santo, quello Spirito che plasma la persona a tal punto da utilizzare le sue dissonanze, mettendole a servizio di un'armonia sempre più grande”.
La celebrazione si è poi conclusa con un omaggio del vescovo ai sacerdoti che hanno ricordato il loro anniversario di ordinazione. L'affetto dei fedeli nei confronti dei propri pastori, invece, è stato espresso da un accorato applauso.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

La crisi è finita davvero? Conferenza/dibattito con F. Daveri, G. Strada e A. Dellera (inPrimapagina del 05 marzo 2010)

Desta ancora preoccupazione la recente crisi economica e finanziaria, soprattutto per le importanti ripercussioni che ha avuto sul mercato del lavoro. Per tornare a parlare della crisi, cause e prospettive future, la redazione del mensile cremasco “numerozero”, lo scorso lunedì – presso la Sala dei Ricevimenti del Comune di Crema - ha organizzato una conferenza/dibattito. Relatore della serata, Francesco Daveri, professore ordinario di Politica economica presso l’Università di Parma e collaboratore de “Il sole 24 ore”. Ad introdurre l’intervento di Daveri, il prof. Giuseppe Strada e Alvaro Dellera.
“La crisi è finita davvero?”; il prof. Daveri prende il via da questa domanda per esporre la sua visione e le sue considerazioni. Riconosce che da un lato sembra essere finita, ma nota anche che la situazione odierna è contraddittoria. Vi sono delle variabili economiche che portano ad essere ottimisti e ritenere superata la crisi, tuttavia vi sono altri segnali che attestano il permanere di grandi difficoltà; a dimostrazione di ciò l’attuale condizione del mercato del lavoro con il livello di disoccupazione che continua a crescere.
Nella sua analisi, articolata e precisa, il docente dell’Università di Parma, ha voluto evidenziare alcune caratteristiche della crisi, che ha definito “intensa e diseguale”.
Diseguale perché ha interessato prevalentemente i Paesi ricchi, mentre i Paesi emergenti (ad es. la Cina) l’hanno vissuta in modo più attenuato e – per quest’ultimi – non vi è stata una vera e propria recessione ma solo un rallentamento della crescita. La crisi – sostiene Daveri – si è manifestata diseguale anche nel modo in cui ha coinvolto le imprese. Grafici alla mano, il relatore ha mostrato ai presenti come la domanda sia crollata per esportatori, beni di consumo durevoli e beni di investimento per il mercato interno, mentre il decremento è stato marginale per i beni di consumo non durevoli. In altre parole sono crollati i consumi di tutti quei beni il cui acquisto può essere rinviato (come ad esempio l’automobile), ma non si è notato un calo nel consumo di altri beni (esemplificando possiamo dire che il consumo dei generi alimentari non ha modificato il proprio andamento). Addirittura in aumento, invece, la domanda per chi lavora con il settore pubblico.
Disuguaglianza, inoltre, anche circa gli effetti che la crisi ha avuto sulle famiglie; “chi non ha perso il lavoro – ha fatto notare Daveri – ha potuto persino beneficiare dell'attuale situazione” in quanto, a fronte di un reddito invariato, vi è stato un calo dell’inflazione ed un calo del costo dei mutui. Invece chi ha perso il lavoro (lavoratori temporanei e in imprese globali in difficoltà) ha pagato pesantemente i costi della crisi a causa della perdita del reddito e della fiducia, trovandosi costretto a tagliare i consumi e potendo beneficiare, da parte dello Stato, solo di una scarsa assistenza aggiuntiva.
Detto questo, se il quadro attuale si mostra ancora complesso e caratterizzato da non poche difficoltà, risuona positiva la previsione degli economisti del Fondo monetario internazionale, che – per il 2010 – si aspettano una ripresa dell’economia.
                                                                                                                                             Flavio Rozza