Il "magistrato-sindaco" Nuzzo al Rotary Club (inPrimapagina del 29 gennaio 2010)

E' stato definito il “magistrato-sindaco”. Parliamo di Francesco Nuzzo, magistrato presso la Procura Generale di Brescia e poi sindaco di Castel Volturno; comune che ha retto sino allo scorso mese di dicembre, quando – dopo essere finito nella black list stilata da Bertolaso (Sottosegretario incaricato per l'emergenza rifiuti) – ha preferito rassegnare le dimissioni e tornare alla propria precedente attività.
Ospite del Rotary Club di Crema, che lo ha accolto in occasione della consueta conviviale del martedì, il dr. Nuzzo ha condiviso coi presenti una accurata riflessione riguardante l'Amministrazione locale del Sud Italia e la lotta alla criminalità. Prima ancora di introdurre l’argomento del proprio intervento, il magistrato campano ha fatto memoria degli anni (dal 1982 al 1986) trascorsi a Crema, dove ha prestato servizio come giudice . Tra le diverse persone che ha ricordato con particolare affetto ha voluto citare il dr. Bruno Manenti e l'avv. Franceschini: “persone perbene e oneste, con le quali ho instaurato un rapporto semplice e genuino”.
L'intervento del dr. Nuzzo è un susseguirsi di ricordi, considerazioni, stati d'animo contrastanti; dove, accanto alla sofferenza per uno Stato non sempre capace di supportare e difendere i suoi servitori, vi è anche la speranza del cambiamento e del riscatto, nonché di una definitiva sconfitta del fenomeno camorristico. “Ma il cambiamento – dice il magistrato-sindaco – sarà possibile solo se torneranno ad esserci buoni amministratori ed una classe politica selezionata e preparata”. “Con l'indebolimento dei partiti, che per anni sono stati una fucina di amministratori capaci e competenti – sostiene Nuzzo – è venuta meno quella struttura che consentiva la formazione di una adeguata classe politica”.
In riferimento alla sua storia ed esperienza personale, ha anticipato la prossima pubblicazione di un libro per raccontare non solo le “ombre” della sua attività come sindaco di Castel Volturno, ma anche le luci; quelle luci che al di là delle scottanti delusioni “brilleranno sempre nel suo patrimonio spirituale e morale”. L’esordio come “primo cittadino” – ricorda – ha subito fatto intuire le difficoltà che avrebbe incontrato nel corso del suo mandato. All’indomani delle elezioni, infatti, è stato accusato di aver vinto coi voti della camorra. Un’apposita Commissione, tuttavia, demolirà tali accuse. Deluso, ma non demotivato, il dr. Nuzzo ha proseguito il proprio impegno per il riscatto civile e morale del piccolo centro del casertano.
“Più che un piccolo centro – precisa nel corso della serata – Castel Volturno è un piccolo mondo”. Oltre ai circa 20.000 abitanti censiti, nel territorio vi sono almeno 15.000 extracomunitari clandestini ed altri 5000 italiani che non risultano residenti in quanto occupano alloggi costruiti abusivamente.
E’ una realtà complessa, deturpata dal malaffare e dall’abusivismo, diventata “terra di conquista” di importanti clan della camorra che hanno “investito” a Castel Volturno. Ciò è stato possibile grazie all’assenza dello Stato e, “quando lo Stato risulta assente, in qualche modo diventa pure complice”: questo è ciò che pensa l’ormai ex sindaco del paese.
Collegandosi all’attualità, il noto magistrato, ha inoltre fornito una sua lettura dei fatti accaduti di recente a Rosarno. “Castel Volturno e Rosarno – due centri che a distanza di un anno uno dall’altro hanno visto gli extracomunitari rivoltarsi contro la popolazione locale – rivelano dinamiche che sfuggono ad un’analisi superficiale”. In entrambi i casi, alla base della rivolta, vi è stato un episodio di violenza, cui è seguita una spiegazione “ufficiale” non veritiera che ha poi scatenato la rabbia e la rivolta degli immigrati. Violenza e falsità, quindi, sono le due costanti che l’ex sindaco pone all’origine degli ultimi episodi di contestazione attuati dagli extracomunitari.
L’intervento del dr. Nuzzo si è concluso con l’augurio che “il Governo si faccia vivo ed agisca. Quelle terre non hanno bisogno di essere militarizzate, ma necessitano di servizi più efficaci, assistenza e – soprattutto – di una classe politica degna di questo nome”. Molto critico nei confronti del Governo, si può dire che il dr. Nuzzo ha dimesso i panni del sindaco, ma non quelli del politico.
Difficile non leggere nelle parole pronunciate dal magistrato, la voglia ed il desiderio di poter essere ancora protagonista per il riscatto e la crescita della propria terra; una terra che lo stesso auspica di poter vedere un giorno finalmente liberata dalla camorra.
A conclusione della serata, per manifestare la propria gratitudine, Luigi Aschedamini (presidente del Rotary Crema), Luigia Ferrari (presidente del Rotary Soncino) e Gian Maria Campagnoli (presidente del Rotary San Marco), hanno consegnato al relatore una targa ricordo.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Crisi economica: un'opportunità per ripensare i nostri stili di vita (inPrimapagina del 29 gennaio 2010)

La crisi economica può essere anche un'opportunità per ripensare i nostri stili di vita ed ispirarli alla sobrietà, alla solidarietà e alla responsabilità. Questo, in estrema sintesi, è ciò che sostengono Caritas Cremasca, Centro Missionario Diocesano, Coop. La Siembra ed IPSIA Cremona; ovvero le quattro realtà che hanno promosso l'incontro pubblico tenutosi venerdì scorso presso il Centro Giovanile San Luigi. Relatore della serata: Marco Gallicani, laureato in Filosofia Morale a Bologna, già direttore dell'Associazione Finanza Etica, attualmente curatore della rubrica “La finanza utile” sul mensile “Altreconomia” nonchè presidente di Finansol.it.
Per il suo intervento Gallicani prende spunto dalla Caritas in Veritate, l'ultima enciclica del Papa che tocca proprio il tema dell'economia. Dalla Populorum Progressio di Paolo VI in poi, sostiene il relatore, l'argomento economico è rimasto sullo sfondo; il fatto che oggi Benedetto XVI abbia riposto al centro dell'attenzione tali tematiche è certamente importante. “Non ci può essere un'economia distinta dall'etica”; è necessario partire da questa affermazione, dice Gallicani, per tentare di costruire qualcosa di nuovo, un'economia che abbia un altro volto.
Il giornalista di “Altreconomia” si è mostrato molto critico verso l'attuale sistema economico, ritenuto causa di gravi danni. La dimostrazione concreta del malfunzionamento di tale sistema, secondo Gallicani, è sotto gli occhi di tutti: incremento della disoccupazione, impoverimento della fascia media e crescente polarizzazione del divario tra ricchi e poveri.
Il relatore si è inoltre soffermato a riflettere sulle cause e i meccanismi che hanno condotto all'attuale crisi finanziaria ed economica; scaturita dall'uso errato di alcuni strumenti (prestiti subprime, futures, etc.) di per sé neutri ma impiegati male. Oggi la crisi non è ancora completamente risolta, tuttavia lo stesso Gallicani riconosce che “pare sia stato superato il punto più basso delle difficoltà e la catastrofe sistemica sembra evitata, anche se non vanno escluse minacce a breve termine”. Inoltre, prosegue facendo notare che “la ripresa che si va configurando appare anemica, lenta, piena di problemi”. Nel 2010, forse, l'economia tornerà a crescere, ma a velocità diverse. Alcuni Paesi a passo veloce (ad esempio Cina ed India), altri in modo più lento.
La vera risposta alla crisi, secondo i promotori della serata, consiste nel cercare un nuovo modello di sviluppo, riscoprire quella che è stata definita “un'altra economia”.
A dire il vero, dai dati comunicati nel corso della serata, si può affermare che la cosiddetta “altra economia” sia una realtà già presente in Italia e, anno dopo anno, pare si stia radicando e diffondendo sempre più. Infatti, oggi, l'economia solidale occupa nel nostro Paese circa il 6% della forza lavoro.
Quando si parla di economia alternativa, ha ben spiegato Gallicani, ci si trova davanti ad una varietà di settori d'intervento: dall'agricoltura biologica al commercio equo e solidale. Ad unire le diverse realtà che ruotano attorno all'economia solidale, secondo la proposta di manifesto illustrata dal relatore, vi deve essere la condivisione dei seguenti punti: assenza di scopo di lucro, efficienza, trasparenza, partecipazione, responsabilità sociale ed ambientale, nonchè adesione globale e coerente delle attività.
La serata si è conclusa con la comunicazione dell'avvio, nel mese di febbraio, di un corso rivolto a quanti operano già – come volontari o operatori – nell'ambito della solidarietà. Il corso è organizzato dalle quattro realtà prima citate e si propone di formare ad un nuovo stile di vita improntato ad un diverso rapporto con le cose, con l'ambiente e tra le persone.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Quale futuro per l'area Stalloni e il Mercato di Crema? (inPrimapagina del 22 gennaio 2010)

Quale futuro per l'area Stalloni e il Mercato di Crema? A porre questa domanda è il Gruppo Consigliare “Sinistra, Ecologia, Libertà”, promotore di un incontro pubblico tenutosi lo scorso lunedì presso la Sala dei Ricevimenti del Comune di Crema.
A moderare la serata, Alvaro Dellera, mentre a Franco Bordo è spettato il compito di illustrare ai presenti il contenuto dell'Accordo di Programma sottoscritto da Regione Lombardia, Provincia di Cremona e Comune di Crema.
L'Accordo riguarda la valorizzazione del Centro Ippico di Crema, ovvero il complesso noto ai cremaschi col nome di “stalloni”. Il dibattito è stato introdotto dall'intervento di Dellera, che ha fatto un excursus per ricordare la storia e le vicende che hanno interessato nel corso degli anni l'area in questione. Un'area vasta, di circa 130.000 mq, posta proprio nel cuore della città, dove attualmente è presente una ricca collezione di carrozze d'epoca e dove ha sede il Centro di Riabilitazione Equestre; una realtà di cura oggi frequentata da circa 100 pazienti.
Grazie al materiale messo a disposizione dall'Amministrazione Comunale, Franco Bordo ha potuto illustrare ai presenti i passaggi previsti dall'Accordo di Programma, nonchè le variazioni che sono state apportate dopo aver appreso gli esiti delle ultime indagini idrogeologiche ed archeologiche.
Proprio rispetto a tali variazioni è stata data molta rilevanza al fatto che una parte dell'area degli Stalloni – di proprietà della Regione Lombardia, ma attualmente gestita da ERSAF – nel progetto iniziale era destinata ad un parcheggio di 500 posti, mentre dopo aver appreso della presenza dei laterizi delle Mura Venete, nonché di una falda acquifera a poco più di quattro metri di profondità, sono state apportate modifiche dell'originario progetto. Tale scelta ha tuttavia suscitato malumori tra la minoranza consiliare, in quanto il Comune, per poter realizzare l'iniziale idea di un parcheggio interrato di 500 posti, ha assunto impegni ben precisi (cui terrà fede nonostante la variazione del progetto) e – sostiene Bordo – ha ceduto aree per un valore complessivo di oltre sei milioni di euro.
Molta preoccupazione è inoltre scaturita dal fatto che i lavori di riqualificazione riguarderanno via Verdi, coinvolgendo, quindi, l'area attualmente adibita per lo svolgimento del mercato coperto. La presenza tra il pubblico in sala di numerosi commercianti ed ambulanti è in qualche modo una riprova della preoccupazione che quest'ultimo punto suscita. Preoccupazione per il trasferimento durante i lavori di riqualificazione, ma soprattutto timore – per gli ambulanti - di non poter tornare più ad occupare la zona di via Verdi.
Nel corso della serata sono stati numerosi gli interventi e le domande del pubblico. Da segnalare anche l'intervento dell'ex presidente della Provincia Giuseppe Torchio che ha ricordato di aver provato in ogni modo a difendere il territorio, mentre Gianni Risari - già vicesindaco di Crema - ha invitato ad agire per fermare l'operazione e a prestare attenzione alle scadenze previste dall'Accordo di Programma, che – dice Risari - “non lasciano molto tempo a disposizione”.
Unico esponente della maggioranza presente al dibattito è stato Antonio Agazzi, presidente del Consiglio Comunale; il quale, prendendo la parola, si è detto “colpito per la numerosa partecipazione” ed ha sottolineato quanto sia importante per la vita democratica della città, che una forza politica di minoranza si muova e prenda posizione rispetto alle proposte dell'Amministrazione. Il presidente del Consiglio Comunale, dando una piccola stoccata alla maggioranza cui appartiene, ha anche detto che un'Amministrazione convinta delle scelte che compie deve avere la capacità di argomentare e difendere le proprie decisioni; pertanto Agazzi ha concluso rivolgendo al Sindaco e alla Giunta un invito a confrontarsi, ad ascoltare le eventuali proposte e ad impegnarsi per una puntuale e precisa informazione alla cittadinanza.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

"Appunti di viaggio": un nuovo lavoro del Centro Galmozzi (inPrimapagina del 24 dicembre 2009)

Un nuovo lavoro del Centro di Ricerca “Alfredo Galmozzi” è stato presentato la scorsa domenica al Teatro San Domenico. Piero Carelli l'autore, “Appunti di viaggio” il titolo. Gli “appunti” ripercorrono ben 66 anni di storia locale, dal 1943 sino ad oggi. “Un viaggio nel tempo. Un viaggio che ho intrapreso mosso dall'impulso di guardarmi indietro, di rivisitare l'epoca di chi, come me, è nato nel cuore della guerra per tentare di abbozzarne un bilancio”; con queste parole l'autore apre il proprio testo e aiuta il lettore a comprendere il perchè di una ricerca che si basa su oltre cento interviste e dove ognuno degli intervistati ha svelato il proprio vissuto. Un modo singolare ma efficace quello adottato da Carelli per raccontare la storia di Crema e del cremasco. Una storia narrata dando voce direttamente a chi è stato protagonista della vita cittadina dal dopoguerra ad oggi. Colpisce la franchezza e la concretezza adottata per raccontare gli avvenimenti e le trasformazioni che negli anni il nostro territorio ha vissuto. La presentazione del testo, avvenuta in un Teatro San Domenico straordinariamente pieno, si è avvalsa di diversi supporti; commenti musicali (con il maestro Mario Piacentini al pianoforte) alternati alla lettura di passi estrapolati dal libro, ma anche supporti video (opera di Nino Antonaccio e Giancarlo Molaschi). Tra i diversi filmati proiettati ne ricordiamo uno, che ha riportato agli anni in cui nella nostra città era presente un manicomio. Come ancora ricordano i cremaschi più anziani, tale struttura era ubicata nel quartiere cittadino di Santa Maria. Alcune storie – estrapolate dal libro – il pubblico presente in sala le ha potute ascoltare grazie alla letture realizzate da Graziella della Giovanna e Fiorenzo Gnesi; tra le storie narrate commuove e fa riflettere quella di una insegnante che ad un certo punto della propria vita, entra in una situazione di crisi e disagio psicologico. Gradualmente, l'insegnante, scivola in una depressione grave sino ad arrivare alla drammatica decisione di porre fine ai propri giorni. Episodi di tal genere – pur apparendo semplicemente vicende di singoli individui – hanno portato a riflettere sui passaggi storici e culturali che anche a Crema sono stati compiuti per transitare dalle vecchie strutture manicomiali all'odierna situazione di cura della patologia psichiatrica. Questa, d'altro canto, la finalità del libro: partire dalla quotidianità, dagli avvenimenti dei singoli per narrare la “storia” di una comunità e dei suoi mutamenti.Una scelta che ha consentito di ottenere un ottimo risultato. Pienamente legittimi, quindi, l'apprezzamento e la soddisfazione espressi da Felice Lopopolo, che del Centro di Ricerca “Alfredo Galmozzi” è presidente.
Rispetto all'autore del libro ricordiamo che lo stesso è nato a Crema proprio nel 1943 (anno da cui prendono il via i suoi “appunti di viaggio” ed è stato per molti anni professore di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico di Crema. Le sue precedenti pubblicazioni sono “Creazioni dal nulla?” (Celuc, Milano) e “Crema tra crisi e riscatto” (Libreria Editrice Buona Stampa, Crema).
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Giacomo Desti, un pittore eclettico nella Crema del Settecento (inPrimapagina del 18 dicembre 2009)

Giacomo Desti, un pittore eclettico nella Crema del Settecento. Questo il titolo del libro curato dalla prof.ssa Licia Carubelli e sponsorizzato da S.C.S. Servizi Locali col patrocinio della Provincia di Cremona e del Comune di Crema.
Il libro, presentato lo scorso sabato presso la Sala Bottesini della Fondazione San Domenico, ha voluto rendere omaggio all'artista cremasco vissuto nel 18° secolo; un artista passato quasi inosservato, noto solo a pochi intenditori, che fino ad ora non ha goduto del giusto riconoscimento.
La presentazione ha visto la partecipazione di numerosi esponenti della vita politica e culturale della città, tra cui il presidente di S.C.S. Ercole Barbati, il vice presidente della Regione Gianni Rossoni, gli assessori provinciali Orini e Soccini, quelli comunali Mariani, Beretta e Borghetti ed il coordinatore cittadino del PDL Bettinelli.
Significative le parole dell'Assessore alla cultura Mariani, che ha aperto la presentazione definendo il volume su Giacomo Desti, “un lavoro straordinario e prestigioso”. Mariani ha inoltre rivolto un ringraziamento particolare ai rappresentanti di S.C.S., rilevando che solitamente è difficile trovare finanziamenti per pubblicare testi su pittori così poco noti. Gli sponsor, ha detto l'assessore, spesso preferiscono puntare su nomi più altisonanti; meritevole di plauso, quindi, la scelta di di S.C.S. di finanziare la pubblicazione della Carubelli.
Introducendo il proprio lavoro, la Carubelli ha spiegato le difficoltà incontrate nel ricostruire la personalità e la produzione di un pittore come il Desti, di cui alcuni hanno perfino ipotizzato l'inesistenza. A detta della stessa curatrice, la ricerca sul pittore cremasco non è stata “nè agevole né di semplice immediatezza”. La fatica, tuttavia, è stata ampiamente ricompensata dall'unanime apprezzamento che il volume appena pubblicato ha riscosso. Paola Orini, intervenuta per portare i saluti della Provincia, ha parlato di un testo che può essere paragonato ad “uno scrigno ricco di tesori relativi all'arte e alla cultura del nostro territorio”. “In questo pittore - ha proseguito Orini – ho apprezzato la miscela tra una certa complessità Barocca e la presenza, nelle sue opere, di una semplice devozione delle nostre terre”. Il legame alla propria terra è stato messo in evidenza anche da altri relatori che hanno riconosciuto nell'artista cremasco una sorta di “fotografo” del periodo in cui lo stesso ha operato. La curatrice del testo, ha fatto inoltre notare la capacità del Desti di esprimere le esigenze culturali del suo tempo e di accattivarsi in tal modo il favore della committenza cremasca a vari livelli.
Molto interessante anche l'intervento di Gianluca e Ulisse Bocchi, i quali hanno partecipato alla stesura del libro con un contributo riguardante la “natura morta” dei Gianlisi; artisti piacentini del Settecento. La trattazione relativa ai Gianlisi si è resa necessaria perchè in ambito di studio più volte è emersa l'ipotesi che gli stessi fossero in qualche modo ispiratori delle nature morte del Desti. Studi successivi, come ha precisato Gianluca Bocchi, hanno comunque condotto a rivedere tale ipotesi. Una ulteriore precisazione ha riguardato il soprannome attribuito al Desti, noto infatti come il “cardellino”. La nascita di questo epiteto è da collegare al fatto che diverse opere del pittore sono caratterizzate dalla presenza di un cardellino, diventato una sorta di firma.
Inevitabile ringraziare Licia Carubelli e quanti hanno reso possibile la pubblicazione della ricerca, in quanto, sfogliando le pagine del libro, è possibile riscoprire la ricchezza ed il valore artistico di Giacomo Desti, per troppo tempo ingiustamente dimenticato.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Daria Bignardi raccontata da Beppe Severgnini (inPrimapagina del 18 dicembre 2009)


Confermando ogni previsione, sono stati molti i cremaschi che la settimana scorsa hanno voluto incontrare Daria Bignardi. La popolare giornalista e conduttrice televisiva ha infatti presentato, in un Teatro San Domenico gremito di pubblico, il suo libro dal titolo “Non vi lascerò orfani”.
Una presentazione che fin dalle prime battute ha assunto un tono colloquiale ed ha permesso alla Bignardi di parlare di sé in modo naturale, nonostante il racconto abbia toccato anche aspetti difficili riguardanti importanti ferite legate alla sua infanzia e al rapporto complesso con la madre.
Ad introdurre la presentazione il giornalista cremasco Beppe Severgnini, che della Bignardi è amico da molto tempo. Un'amicizia nata circa trent'anni fa, nella spiaggia di Santa Teresa di Gallura, discorrendo di Musil e dei Talking Heads.” “Da quando ho conosciuto Beppe” - ha detto la Bignardi - “Crema è entrata nella mia vita”.
Parlando del libro afferma di averlo scritto seguendo un impulso, ascoltando e traducendo in parole “qualcosa che aveva dentro”. Già nella parte introduttiva del libro si intuisce il rapporto quasi confidenziale che la giornalista intende instaurare con i lettori. Si racconta in modo semplice ma vero, con totale sincerità, non omettendo nemmeno i lati più oscuri della propria vita. E questa trasparenza colpisce e seduce anche il pubblico presente al San Domenico, che ascolta con attenzione e commozione storie ed aneddoti della Bignardi. Piacevole e simpatico il duetto Severgnini – Bignardi; i quali, alternando ricordi legati alla loro lunga storia di amicizia, sono riusciti a far addentrare il pubblico nel percorso introspettivo che la giornalista ha inteso realizzare scrivendo un libro così intimo. Non sono mancati momenti di commozione vera, ma non sono nemmeno mancate battute capaci si stemperare il clima e far sì che tutto proseguisse con leggerezza. Tra il serio e il faceto, Severgnini ha descritto l'amica scrittrice come una “donna sensibile, generosa, con tendenze autoritarie e talvolta permalosa”, dal canto suo, Daria, si è descritta come una persona “molto diretta e un po' impulsiva”. I momenti più intensi della serata sono stati toccati quando la stessa ha parlato del suo complicato rapporto con la madre; una donna che soffriva d'ansia ossessiva, diagnosi che però le venne fatta solo in tarda età. “La decisione di raccontarmi”, ha proseguito la giornalista, “è nata quando – dopo la morte di mia madre – mi venne chiesto dal direttore di un noto giornale di scrivere un articolo sul dolore dell'orfano adulto”. Disse di sì, e quello che doveva essere solo un articolo divenne poi un libro. Un libro che per la stessa autrice è anche diventato un modo per scoprire e conoscere qualcosa di più della propria vita e di quella dei familiari. A conferma di tutto questo ha confessato di aver capito molto della madre, proprio nel momento in cui l'ha fatta diventare un personaggio di un libro: tanto da arrivare a dire che “la madre da me conosciuta è molto diversa dalla donna che era in gioventù”. Questo a riprova del fatto che la vita, con le sue vicende, spesso può trasformare le persone.
Sono comunque tanti i temi trattati in “Non vi lascerò orfani”. Dalla descrizione di molte scene di vita quotidiana, all'analisi del rapporto coi propri genitori, senza trascurare alcune considerazioni che sfiorano la politica. Nonostante oggi si consideri una donna vicina alla sinistra, ha ricordato la posizione dei genitori che non nascondevano la loro appartenenza al movimento sociale e di come sia cresciuta in un ambiente familiare indubbiamente di destra.
In una serata ricca di pensieri, ricordi ed emozioni, alcune riflessioni della Bignardi sono parse veramente toccanti. Nel manifestare ciò che le sta a cuore oggi, ha detto: “spero di dare ai miei figli qualcosa che non gli toglierà mai nessuno; questo “qualcosa” è il calore della famiglia”.
Evidente l'apprezzamento del pubblico in sala, che ha mostrato affetto e simpatia sia per la Bignardi, sia per Beppe Severgnini. Da notare che l'ultima volta che la nostra città ha visto il giornalista cremasco presentare un libro, risale a dodici anni fa, ospite Indro Montanelli. Da allora scelse di evitare di condurre presentazioni nella sua città natale. Tuttavia, ha ricordato, “ogni regola ha le sue eccezioni” e Daria, certamente, meritava che a presentarla al pubblico cremasco fosse proprio lui: non solo un ottimo giornalista, ma anche un amico.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Il Prof. Vittorio Possenti a Crema per parlare di educazione (inPrimapagina del 11 dicembre 2009)


Un incontro per tornare a parlare di educazione. Ad organizzarlo il Centro Culturale Diocesano “G. Lucchi”, che mercoledì 09 dicembre - presso l'auditorum “B. Manenti” - ha invitato il Prof. Vittorio Possenti.
Docente di Filosofia politica presso l'Università di Venezia ed autore di numerosi libri, il prof. Possenti ha avviato il discorso prendendo spunto dall'allarme lanciato lo scorso anno da Papa Benedetto XVI, il quale, in una Lettera rivolta alla Diocesi di Roma, ha parlato di emergenza educativa.
Dopo aver ricordato che la crisi pedagogica rappresenta una delle sfide più importanti della società contemporanea, Possenti ha ribadito che “è tempo di raddrizzare la barca” e riprendere in mano il problema educativo. In una società poco attenta e poco sensibile alla tematica dell'educazione, nella quale prevale il pensiero tecnico/scientifico e si è imposta sempre più la logica del “fare” e del “produrre”, le parole del filosofo suonano come un'allarme.
Parlando delle cause e delle conseguenze della crisi che la nostra società sta attraversando, il relatore ha fatto notare che la tensione educativa che ha caratterizzato parte del '900, è stata spazzata via dal '68. Molte le cause che hanno determinato tale crisi: l'affermarsi delle ideologie, la perdita del corretto concetto di autorità, il diffondersi di una cultura di tipo evoluzionistico.
E' necessario avere un'idea precisa di chi o cosa sia l'essere umano, in quanto “non è possibile educare se non si sa chi è il soggetto che dobbiamo educare”.
Pensare all'essere umano come un primate, poco più sviluppato di una scimmia – dirà il prof. Possenti – non ha di certo aiutato la crescita del pensiero in ambito pedagogico. Rispetto a tale discorso, nel corso della relazione è stato anche messo in luce come la cultura evoluzionistica possa essere considerata alla base di molte forme depressive. Una causa non secondaria di quella che – per diffusione – è stata classificata come la terza grave patologia sociale, è anche l'indebolimento dell'autostima. Come ha fatto notare il relatore, se ad un certo punto non ci sentiamo più figli di Dio e non ci concepiamo inseriti in un progetto più ampio, ma riteniamo di essere frutto del “caso”, a quel punto è pienamente comprensibile la crisi dell'uomo e la sua disperazione.
Alla domanda su cosa significhi educare, il filoso ha richiamato la frase di un autore tedesco che spesso don Giussani amava citare: “educare signica prendere per mano una persona e aiutarla a percepire il senso integrale della realtà”. Guardare le cose che ci circondano così come sono, con un atto di realismo, fa sì che inizi il processo educativo.
Nella società europea, legata prevalentemente ad interessi economici e paralizzata da quella che tempo fa fu definita dall'allora Card. Ratzinger una sorta di “stanchezza” che paralizza tutto l'Occidente, è di primaria importanza riscoprire il compito educativo e spendersi affinchè scuola e famiglia cooperino tra loro per attuare tale compito.
Da riscoprire, infine, l'autorità intesa nella sua corretta accezione. Sottolineando che la famiglia è il luogo primario dove si realizza l'educazione, il prof. Possenti ha anche rimarcato che il rapporto tra genitori e figli non deve essere di tipo paritario, ma asimmetrico. Il genitore deve essere un auctoritas, cioè “colui che dà inizio a qualcosa e la fa poi crescere”. Da non confondere, quindi, il concetto di autorità con quello di mero potere.
Una sintesi della conferenza permette di poter dire che educare è certamente una missione difficile e rischiosa, che frequentemente comporta dei fallimenti, eppure è una missione che vale la pena tentare di compiere. Solo così, infatti, è possibile trasmettere la capacità d'avere “uno sguardo in grado di aprirsi alla realtà”.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

Affascinante viaggio nei luoghi di culto della Crema settecentesca (inPrimapagina del 04 dicembre 2009)


Un affascinante viaggio nei luoghi di culto della Crema settecentesca; un viaggio che, partendo dal censimento delle opere d'arte presenti in Crema tra il Sette e l'Ottocento, ci porta a conoscere ed apprezzare il prezioso patrimonio artistico che ha reso bella la nostra città.
Ad accompagnarci in questo viaggio è la dr.ssa Marianna Belvedere, giovane studiosa formatasi presso l'Università Cà Foscari di Venezia. Sotto la guida del dr. Marco Albertario (Conservatore dell'Accademia “Tadini” di Lovere) la dr.ssa Belvedere ha sviluppato una tesi di laurea specialistica che ha analizzato il censimento delle opere d'arte, realizzato nel 1774, per volere del Governo Veneto. La presentazione della pubblicazione della tesi è avvenuta lo scorso sabato presso il Museo Civico di Crema.
Difficile non riconoscere il valore della ricerca compiuta da Marianna Belvedere. Non a caso il Museo Civico di Crema ha considerato il lavoro svolto dalla giovane autrice meritevole di essere stampato, decidendone la pubblicazione tra i “Quaderni di Insula Fulcheria”, prestigiosa rassegna di studi diretta da don Marco Lunghi. Anche l'assessore alla Cultura Paolo Mariani, aprendo la presentazione, ha ribadito che il lavoro della Belvedere, per la qualità che lo caratterizza, “ha pienamente meritato di uscire dalla stretta cerchia degli addetti ai lavori ed essere divulgato”.
Una ricercatrice attenta, puntuale, generosa e capace di seguire contemporaneamente diversi filoni di studio, così il dr. Albertario ha definito Marianna Belvedere.
Come spiega la giovane studiosa nell'introduzione della propria opera, la ricerca ha preso il via seguendo i passi di Giacomo Crespi; un Ispettore alle Pitture (nominato dal Governo centrale veneziano nel 1773) al quale venne affidato l'incarico di raccogliere dati riguardanti le pitture “di pregio” conservate a Crema. L'ispettore svolse con diligenza il proprio lavoro e compilò un manoscritto ora conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia.
Come rileva l'autrice, il manoscritto - redatto nel 1774 da Crespi - è stato un utile strumento di studio e di ricerca sulla dispersione del patrimonio storico artistico locale, avvenuto in seguito alla caduta della Serenissima e come conseguenza delle soppressioni napoleoniche.
La Belvedere fa notare che ciò che Crespi ci fornisce, non è solo un elenco di opere “di pregio”, ma anche una vera mappa della loro collocazione all’interno delle maggiori chiese cremasche; ci dice la collocazione originaria di molti quadri che una volta erano conservati negli edifici di culto della città e poi – quando nel 1797 la città venne invasa dalle truppe napoleoniche – si dispersero a causa della demanializzazione e delle soppressioni seguite al passaggio di poteri tra veneziani e francesi.
Riguardo al metodo di censimento seguito da Crespi, la Belvedere spiega che le opere ritenute “di pregio” venivano segnalate all’interno del manoscritto semplicemente come “pale” o “quadri” di un determinato autore, e ad ognuna di esse veniva assegnato un numero che trovava poi corrispondenza in una pianta dell’edificio, posta a fianco di ogni elenco di opere, chiesa per chiesa.
La presentazione, come è stato già accennato, ha visto la partecipazione del Conservatore dell'Accademia di belle Arti “Tadini”; quest'ultima è un'importante istituzione che ha sede in Lovere. La Galleria dell'Accademia, vale la pena ricordarlo, è annoverata tra i più antichi musei della Lombardia. Proprio il catalogo redatto dal Conte Luigi Tadini nel 1828, riguardante i quadri presenti nella propria Galleria, ha rappresentato una delle testimonianze bibliografiche più importanti e interessanti ai fini del lavoro.
Come afferma la Belvedere nell'introduzione del testo da lei redatto, il catalogo del Conte Tadini “si è dimostrato più volte, nel corso dello studio sulle dispersioni delle opere d'arte, un appoggio fondamentale per la ricerca”.
Tanti i partecipanti alla serata. Ad apprezzare e ringraziare l'autrice per il lavoro svolto, oltre all'assessore alla cultura del Comune di Crema, vi era Roberto Martinelli responsabile del Museo Civico, don Marco Lunghi direttore responsabile, Walter Venchiarutti vice direttore ed Edoardo Edallo direttore della Collana “Quaderni”. Proprio l'architetto Edallo, nel corso della serata, non ha risparmiato una lieve nota polemica, rilevando che “ancor prima di Napoleone, la Repubblica Veneta aveva provato a fare ciò che noi non siamo ancora stati capaci di completare; ovvero una precisa ricognizione del nostro patrimonio artistico”.
Prezioso e importante, comunque, il contributo dato dalla dr.ssa Belvedere, anche perchè, come ha ricordato il dr. Albertario, “la tesi della Belvedere costituisce una strumento di ricerca fondamentale e molti studi potranno nascere dal suo lavoro”.
                                                                                                                                             Flavio Rozza

"Rinnova Bagnolo" fa un bilancio dell'attività del sindaco Aiolfi (inPrimapagina del 27 novembre 2009)

Dopo un periodo trascorso ad osservare l'attività della nuova Amministrazione Comunale di Bagnolo Cremasco, la minoranza consiliare parte all'attacco e accusa. Con un foglio informativo distribuito in questi giorni tra le famiglie bagnolesi, il gruppo “Rinnova Bagnolo” fa un bilancio dei primi quattro mesi di attività della Giunta guidata da Doriano Aiolfi.
Tre i punti contestati: la riduzione del Fondo Straordinario per le famiglie in difficoltà; la scelta di non potenziare le reti tecnologiche per gli insediamenti produttivi e commerciali lungo la Paullese e – da ultimo – l'aumento del compenso per il Sindaco.
Passando in rassegna i tre punti citati, i consiglieri di minoranza fanno notare che il Fondo Sociale Straordinario – dall'ex sindaco Peretti fissato in € 20.000 – è ora ridotto a € 15.000. E in tempi di crisi, la differenza si sente. Discutibile, inoltre, è parsa la scelta di eliminare il requisito dei tre anni di residenza per accedere a tale fondo. Attualmente, con la modifica del Regolamento apportata dalla nuova Amministrazione, anche chi risiede a Bagnolo da solo un giorno può richiedere di beneficiare del sussidio, a scapito, dicono dal Gruppo “Rinnova Bagnolo”, di chi ha sempre sostenuto il Comune pagando le tasse. Suscita anche perplessità il fatto che, a fronte della riduzione dei contributi a favore delle persone bisognose, sia stato deciso – già nel corso del primo Consiglio Comunale – l'aumento dello stipendio del Sindaco. E' da chiarire subito, però, che la scelta di incrementare il compenso è del tutto legittima e in linea con quanto consente la normativa. Il dubbio, semmai, riguarda l'opportunità di tale scelta. Soprattutto perché fatta in tempi di crisi ed è avvenuta quasi contemporaneamente alla riduzione del Fondo di cui è stato accennato poc'anzi.
Altro punto di discussione e di critica rivolto all'attuale Amministrazione di Bagnolo, riguarda la modifica del “Piano triennale delle opere pubbliche 2009-2010-2011 ed elenco annuale per il 2009”. Il Piano, predisposto quando ancora era in carica la Giunta Peretti, è stato modificato da quella attuale. Tra le modifiche apportate – ad esempio – la decisione di rinviare l'ampliamento dei Servizi lungo la Paullese; scelta che la minoranza ritiene vada a ledere il destino economico delle imprese insediate nell’area dell’importante arteria stradale.
Inizialmente – come afferma un esponente della politica locale bagnolese – era stato progettato di agire in sinergia con la Provincia, con Padania Acque S.p.a, e con S.C.S. per portare le reti dell'acquedotto, del metanodotto e della fognatura a servizio delle ditte produttive e commerciali presenti lungo l’ex Statale 415, nella parte ricompresa nel territorio di Bagnolo. Il tutto si prevedeva di farlo in occasione dei lavori di riqualificazione della Paullese promossi dalla Provincia”. Ciò avrebbe consentito un notevole risparmio di denaro; infatti – come spiega l'esponente della minoranza – i lavori sarebbero stati fatti sfruttando lo scavo per la costruzione della strada di servizio della provinciale. Lavori che sono attualmente in corso. Così facendo le imprese interessate avrebbero risparmiato denaro e in un periodo di serie difficoltà economiche e occupazionali l'aiuto sarebbe stato certamente gradito. Inoltre gli automobilisti, che ogni giorno percorrono la trafficata strada che collega Cremona a Milano, si sarebbero risparmiati un futuro ed ulteriore disagio. Ma l'attuale Giunta, come dicevamo, ha scelto di rinviare il tutto, ritenendo non urgente questa opera pubblica. Sono tante e paiono piuttosto importanti le domande che vengono poste all'Amministrazione. E la comunità locale, a giudicare dai commenti che si sentono in paese, attende con ansia una risposta.

Patch Adams e Dalila Di Lazzaro a Crema ospiti del Rotary (inPrimapagina del 27 novembre 2009)

Un tema, per certi versi insolito, ha caratterizzato la conviviale Rotary dello scorso 24 novembre. Si è parlato dell’amore e della morte, della gioia e del dolore. Per una volta, come ha ricordato Nanni Donati presentando la serata, non è stato scelto un tema di economia, di finanza o di attualità. Al centro della serata “è stato invece posto l’uomo e la complessità della vita”.
Tre i protagonisti: il Rotary Club, che da diversi anni è fattivamente impegnato a sostenere campagne umanitarie; l’attrice ed ora scrittrice Dalila Di Lazzaro, che dopo aver assaporato il successo ha vissuto una significativa esperienza di dolore fisico e morale, e Patch Adams, il famoso medico statunitense che ha ideato un singolare approccio per curare i pazienti: ovvero la terapia del sorriso o clownterapia.
Gli ospiti d’eccezione hanno subito saputo conquistare i presenti. Innegabile, infatti, la forte empatia che sia la Di Lazzaro, sia Patch Adams, hanno saputo stabilire col pubblico.
Una bellezza elegante - scrigno di valori ben più importanti – è ciò che contraddistingue Dalila Di Lazzaro; un naso rosso da clown e due baffi che paiono un cenno di sorriso la caratteristica di Patch Adams.
Solo apparente la diversità tra i due personaggi. Si può dire, infatti, che un filo lega i due protagonisti della serata. Questo “filo” è esplicitato nel libro scritto dalla Di Lazzaro: “Toccami il cuore”, pubblicato lo scorso ottobre. Un libro singolare dove Dalila parla di sé e della propria vita. Un romanzo autobiografico che coinvolge e commuove perché si parla della vita, di affetti e di emozioni, lanciando un messaggio che vuole essere di speranza: l’amore è più forte di tutto.
La medesima convinzione che ha permesso a Patch Adams di dar vita al piccolo miracolo che, in tanti anni di professione medica, gli ha consentito di curare in modo innovativo migliaia di pazienti.
Solo per farci un’idea sottolineiamo alcuni dati. Circa 10.000 le persone, malate terminali, che sono state accompagnate alla morte alleviando loro il dolore con la terapia del sorriso. Tre i conflitti che hanno visto in campo l’equipe medica di Adams per ridurre la sofferenza provocata dalla guerra, così come numerosi sono i campi profughi dove Adams in prima persona, e i suoi collaboratori, hanno portato il sorriso.
Difficili non rimanere affascinati dal “medico clown”, che – pur mantenendo intatta la propria serenità – non ha omesso il racconto anche di storie ed episodi dolorosi. Particolarmente interessanti alcune considerazioni circa i fattori che hanno determinato in lui la scelta di intraprendere una strada insolita. Contestato sin da quando era un giovane universitario a causa della sua “eccessiva gaiezza” e ritenuto non sufficientemente “serio”, ha presto avvertito la necessità di scoprire un modo nuovo di concepire la professione medica. Trovatosi a dover svolgere la professione in situazione di carenza di fondi e con ben pochi medicinali, per superare il senso d’impotenza provato di fronte al dolore dei propri pazienti e non avendo strumenti per alleviarlo, ha avuto la geniale idea di curare con amore ed umorismo.
Non c’è malattia, dice Patch Adams, che non possa essere curata con queste due “medicine”. Malati oncologici, soggetti con ustioni di terzo grado e pazienti con turbe psichiche hanno tratto sollievo dalla terapia del sorriso.
Parlando dei pazienti psichiatrici curati nell’Istituto da lui fondato e ricordando anche la propria personale esperienza di paziente, ha affermato che il dolore più grande che un uomo possa provare è quello che proviene dalla sofferenza interiore. Il suo approccio per trattare queste problematiche, però, non è rivolto al controllo del sintomo, ma alla persona nel suo complesso. Mai, in oltre 40 anni di attività medica, ha prescritto uno psicofarmaco, eppure non sono pochi i pazienti con disagio psichico che sono stati da lui curati in modo efficace.
Alla domanda sul perché abbia scelto come divisa l’abito da clown, ha chiarito che tale scelta non è fatta per “strappare un sorriso”, ma è solo un modo, una sorta di escamotage per “avvicinare se stesso all’amore”. Con abiti diversi, “ufficiali”, sarebbe tutto più complicato, in questo modo supera con maggiore facilità le tante barriere che le persone pongono nelle relazioni.
Non è mancata, infine, una nota critica nei confronti della medicina “tradizionale”, ritenuta troppo spesso incapace di essere empatica e compassionevole. L’abuso di psicofarmaci riscontrato negli ultimi anni, afferma, è indice del fatto che i medici non hanno più tempo da dedicare ai pazienti e manca loro la voglia di implicarsi in una relazione. La medicina è diventata un business, le case farmaceutiche talvolta falsano i dati circa l’efficacia dei propri prodotti e farne le spese è il paziente. Ovviamente Adams non nega l’importanza dei farmaci, ma sostiene che non debbano essere considerati l’unica soluzione.
Tornare ad umanizzare la medicina, questo l’obiettivo di Patch Adams. E gli applausi riscossi al Rotary dimostrano che è un bisogno avvertito da molti.

"Certe notti" di Ligabue apre la nuova stagione del Teatro San Domenico (inPrimapagina del 13 novembre 2009)

La Fondazione San Domenico ha dato il via alla nuova stagione teatrale. Nella suggestiva cornice del Teatro San Domenico, che tra pochi giorni compirà 10 anni, la “prima” della stagione è stata affidata alla compagnia di danza Aterballetto e al rocker reggiano Luciano Ligabue, il quale ha contribuito con testi e musica. “Certe notti” è il titolo dello spettacolo andato in scena lo scorso sabato e, confermando le previsioni, ha fatto subito il tutto esaurito. Non è passata inosservata la composizione eterogenea del pubblico, costituito da giovani e meno giovani. La capacità di attrarre un pubblico variegato è una riprova del buon lavoro compiuto dal presidente della Fondazione Umberto Cabini e dal consulente artistico del teatro Enrico Coffetti.
“Certe notti” è uno spettacolo indubbiamente originale, dove la danza è accompagnata per metà da canzoni e per metà da poesie tratte dal libro di Ligabue (che interviene con voce registrata) “Lettere d’amore nel frigo” e con dialoghi tratti dal film Radiofreccia. Originale è anche l'alchimia che ha condotto alla realizzazione di quest'opera arricchita dal contributo di tre grandi professionisti: oltre a Ligabue, Mauro Bigonzetti e Angelo Davoli. Ligabue ha selezionato personalmente dal suo repertorio i brani che costituiscono la base musicale di Certe notti, aggiungendovi, come rilevato prima, sequenze tratte da Radiofreccia, il film che ha visto lo stesso cantautore impegnato per la prima volta alla regia. La coreografia è stata affidata a Mauro Bigonzetti che pare proprio sia riuscito perfettamente a tradurre in danza le note e le parole di Ligabue. La scenografia e le installazioni multimediali dello spettacolo, invece, sono state opera di Angelo Davoli, un eccellente artista visuale che ha saputo entrare in armonia con Ligabue e con Bigonzetti. A unire i tre, probabilmente, l'inquietudine e la voglia di sperimentare nuove modalità espressive. E da questa voglia di sperimentare è scaturito un prodotto senza dubbio di buon livello, in grado di sciogliere anche le perplessità di quanti, pensando alle caratteristiche poco tradizionali di tale opera, potevano ritenerla non adatta per una “prima”.
In merito allo spettacolo che ha aperto la stagione si può pertanto dire che non poteva essere fatta una scelta migliore. Anche il giudizio complessivo degli spettatori in sala è parso generalmente positivo; non pochi gli applausi che hanno sottolineato i diversi passaggi, così come è stato indubbio l'apprezzamento manifestato alla conclusione. Ciò è molto significativo, soprattutto se si considera che il pubblico cremasco – come ha sottolineato l'assessore provinciale Paola Orini (già presidente della Fondazione San Domenico) – è tendenzialmente “timido” nell'esternare il proprio consenso anche di fronte a spettacoli di cui riconosce la qualità. Giudizi positivi anche dai diversi rappresentanti delle istituzioni presenti allo spettacolo, tra cui il presidente del Consiglio Comunale Agazzi, gli assessori Beretta e Mariani, nonché molti esponenti del mondo economico e culturale cittadino.
Dalle premesse, poste con questa “prima” di successo, possiamo ritenere che la stagione 2009/2010 del San Domenico, manterrà fede alle aspettative e sarà realmente una stagione importante. Come ha fatto notare il presidente Cabini, nella prosa sono molti i nomi eccellenti che saranno ospitati nel corso dell'anno: Guerritore, Lo Cascio, Preziosi, Piccolo. Grandi nomi che saranno alle prese con Dante, Euripide, Shakespeare, Voltaire. Un programma che si prospetta adeguato per celebrare il decimo anno di attività.

Ennio Doris a Crema per presentare il Gruppo Mediolanum (inPrimapagina del 13 novembre 2009)

Una serata che si è articolata tra storia ed economia. L'evento, promosso da Danilo Carelli e Maria Agostina Alghisi, ha visto al centro dell'attenzione Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum e affermato imprenditore italiano. Accanto a Doris, per un'analisi dell'attuale situazione economica, il noto giornalista ed economista Oscar Giannino e Pietro Cafaro, docente di Storia Economica presso l'Università Cattolica di Milano. A Paolo Liguori, direttore di Tgcom, il compito di condurre la serata che – realizzata lo scorso lunedì - ha avuto come cornice la sede del Teatro San Domenico.
Davanti ad una platea composta da promotori finanziari del Gruppo Mediolanum e da risparmiatori interessati ad approfondire il tema trattato, il dibattito ha preso il via ricordando l'anniversario della caduta del muro di Berlino. Di quell'evento, il prof. Cafaro sottolinea il “moto di popolo” che lo ha caratterizzato. Una coesione d'intenti, sostiene Cafaro, che riuscì ad ottenere ciò che solo pochi mesi prima appariva inimmaginabile; la caduta del muro e, finalmente, una Germania unita.
Oscar Giannino, invece, ricorda che la prima volta in cui ebbe la sensazione che anche il “muro” potesse cadere (e con esso i regimi comunisti), fu quando seguì il primo viaggio in Polonia di Giovanni Paolo II.
“La reazione della gente, l'entusiasmo e la voglia di libertà che si respiravano in quell'occasione, erano – in qualche modo – presagio della libertà che a breve avrebbero riacquistato”.
“Dalla caduta del muro di Berlino l'uomo è cambiato”, questa la convinzione di Ennio Doris. A partire da quell'evento, secondo il presidente di Banca Mediolanum, due parole sono tornate ad essere considerate fondamentali: “libertà” e “consapevolezza”. Parole chiavi che l'imprenditore ritiene debbano essere al centro anche dell'operato di una Banca. Secondo Doris anche le banche devono rispettare determinati valori e il cliente ha tutto il diritto di esigerli. A questo proposito ricorda il potere che la gente ha nel momento in cui sceglie un prodotto anziché un altro. Con le proprie scelte è come se le persone in ogni momento esercitassero il loro voto, promuovendo o bocciando una determinata politica. Da queste considerazioni emerge la filosofia di Doris, che ci tiene ad affermare l'idea di un cliente da rispettare e – in un certo senso – da “conquistare”.
Dopo tali premesse il dibattito è tornato ad occuparsi dell'attualità e, inevitabilmente, a parlare della crisi, della sua genesi e delle prospettive di uscita che paiono delinearsi. Ripercorrendo, con l'ausilio di un filmato, le tappe degli ultimi anni ci si è soffermati sul clamoroso fallimento di “Lehman Brothers” avvenuto nel settembre 2008 in seguito alla crisi dei mutui subprime. Un tracollo che ha colto di sorpresa i mercati di tutto il mondo ed ha messo in dubbio la solidità dei sistemi bancari. Di fronte ad un evento di tale portata, spiegherà Doris, la politica del Gruppo è stata orientata a non far ricadere sui propri clienti alcuna conseguenza e per far ciò la Banca ha approntato degli interventi i cui oneri sono stati assunti dai due soci maggiori del Gruppo Mediolanum.
La reazione positiva di Banca Mediolanum, sostiene Doris, è stata favorita dalle caratteristiche che contraddistinguono l'istituto da lui fondato e presieduto: “una banca molto liquida”, così l'ha definita.
A differenza di altri istituti, infatti, la banca che fa capo a Doris e Fininvest, normalmente non svolge attività creditizia alle aziende e ciò ha permesso di avere in giacenza molta liquidità che ha consentito e reso possibile un'abile gestione della crisi. Con fare da grande comunicatore e trasmettendo ottimismo ai presenti, il fondatore del Gruppo Mediolanum ha anche affermato che la crisi ormai sta volgendo al termine e “la ripresa è cominciata”. Questo nonostante il persistere di due elementi negativi – disoccupazione e fallimenti – che continueranno ancora per qualche tempo. Un fenomeno, come riconoscono tutti i relatori della serata, del tutto fisiologico e tipico di ogni fase di ripresa.
In sintesi possiamo affermare che dal punto di vista finanziario si sta uscendo dalla crisi, ma gli effetti sull'economia reale dureranno ancora.
Anche Giannino conferma la ripresa e citando alcuni dati fa notare che dalla seconda settimana di marzo i mercati hanno cominciato ad “incoraggiarsi”. Ad una domanda di Liguori sul rischio che l'inflazione cresca, il giornalista risponde ammettendo che l'eventualità di un aumento dell'inflazione è reale, tuttavia ciò – se contenuto – è da ritenersi come una conferma che la crisi è conclusa.
Giannino, inoltre, sottolinea come dopo una grande crisi si verifica sempre un periodo favorevole; per questo raccomanda ai presenti di non temere ma approfittarne e cogliere l'occasione.
A confermare alcune opinioni del giornalista, anche il prof. Cafaro; il quale interviene ricordando la situazione francese dopo la grande depressione di fine '800 e il periodo seguente noto come la “Belle èpoque”. Lo storico ribadisce l'esistenza di un divario tra il momento in cui la crisi è all'apice e la fase in cui gli effetti si rendono visibili sull'economia reale.
Nel riprendere la parola, Doris fa un'ulteriore constatazione ed elargisce alcuni consigli ai risparmiatori. Innanzitutto fa riflettere sulla velocità del progresso e la sua imprevedibilità; a dimostrazione di ciò porta come esempio l'evoluzione ottenuta nel campo della telefonia. Solo pochi anni fa, si domanda Doris, chi mai avrebbe immaginato di poter disporre di cellulari così evoluti? La conclusione cui arriva è che “il progresso è così forte e veloce, da diventare imprevedibile”.
Ai risparmiatori, infine, consiglia di investire avendo una visione di lungo termine e diversificando i settori.
A conclusione della serata, il presidente del Consiglio Comunale Antonio Agazzi, porta i saluti della Città di Crema e rende omaggio ad Ennio Doris. Piacevolmente sorpreso, il Presidente di Banca Mediolanum ringrazia e ricorda un altro evento che lo ha visto protagonista nel corso della mattinata: la costruzione di un asilo nido da lui finanziato e dedicato alla madre ormai scomparsa.
Commosso nel ricordare la gratitudine dei bambini e delle famiglie beneficiarie del nido, termina condividendo coi presenti un insegnamento che ritiene confermato dalla sua personale esperienza: “vale la pena essere generosi, perchè si riceve sempre molto di più di quanto si offre”.

Lectio Magistralis di Giuseppe De Carli per inaugurare il nuovo anno accademico di Uni-Crema (inPrimapagina del 13 novembre 2009)


E' stato inaugurato, lo scorso 6 novembre, il nuovo anno accademico di Uni-Crema, la libera università promossa dalla Diocesi di Crema con il supporto e la collaborazione di altri soggetti locali.
Uni – Crema, che ha dato il via al suo secondo anno di attività, pur essendo un'istituzione giovane si è ben inserita nel panorama culturale cittadino, offrendo un'occasione formativa a tutti quegli adulti che – come ebbe modo di dire S.E. Mons. Cantoni quando presentò la nuova università – sono “attratti dall'amore del sapere, dalla curiosità di conoscere, nella convinzione che esiste una profonda unità tra il vero e il bene, tra gli occhi della mente e quelli del cuore”.
Al dr. Giuseppe De Carli – responsabile della Struttura Rai-Vaticano – è stato affidato il compito di tenere la lectio magistralis di inizio anno.
“Chiesa e mass media, racconti di un'esperienza: la Bibbia giorno e notte”, questo è il tema che il noto vaticanista ha sviluppato presso l'Aula Magna della sede cremasca dell'Università degli Studi di Milano. Accolte dal presidente di UNICREMA dr. Rinaldo Zucchi, dal direttore dei corsi don Marco Lunghi molte le autorità presenti per l'avvio del nuovo anno accademico.
Ad ascoltare De Carli, il presidente della Provincia di Cremona Massimiliano Salini, il Vescovo di Crema, il sindaco Bruttomesso, il prof. Piuri in rappresentanza dell'Università degli Studi di Milano, e gli assessori provinciali Orini e Schiavi.
Mostrando umiltà e ironia, De Carli ha esordito ricordando di essere “solo un giornalista”, ovvero una sorta di “storico del presente”. Ma ha anche aggiunto una celebre battuta di Montanelli, il quale affermava che la professione del giornalista è singolare, in quanto consiste “nel far capire agli altri quello che spesso noi non capiamo”. Ricca di molti spunti e contenuti, la prolusione tenuta dal famoso vaticanista non ha mai visto affievolirsi l'attenzione dei presenti. Efficace la scelta di frapporre al racconto della propria esperienza personale e professionale, racconti e aneddoti legati ai due pontefici da lui seguiti.
Parlando di sé ha ricordato la domenica della Palme del 1987, quando iniziò la sua attività di vaticanista per il tg1. Emozionato per il nuovo incarico, dalla postazione rai allora collocata sotto la statua di San Pietro, pronto per iniziare la diretta, dalla regia gli dissero in cuffia “caro Giuseppe, sei onda: parti!” Lui è partito. Un lungo cammino al seguito di Wojtyla prima, e successivamente di Ratzinger. Dalle parole di De Carli traspare un grande affetto per Giovanni Paolo II, ma anche molta stima per Benedetto XVI. “Non si poteva seguire Giovanni Paolo II e non cambiare”, e infatti strada facendo mutò anche l'approccio del vaticanista. “Seguendo Wojtyla, inizialmente guardavo il Papa che dovevo raccontare, poi ho imparato ad osservare la gente che cercava il Papa; così ho scoperto molto di lui e della sua ricchezza”. Proseguendo il suo intervento, con la consueta franchezza che lo contraddistingue, il giornalista non ha lesinato alcune critiche ai meccanismi che regolano l'informazione e che talvolta penalizzano le notizie religiose. Ad esempio “solo poco più di un minuto lo spazio concesso dal tg1 per parlare dell'ultima enciclica del Papa”, perchè oggi, dice De Carli, “si fa giornalismo non più per raccontare, ma per catturare ascolti”. Una sorta di “dittatura dell'Auditel” che, mettendo al primo posto la preoccupazione di raccogliere pubblicità, finisce col penalizzare l'informazione.
Interessante, inoltre, sentire dal diretto interessato il racconto di come sia nato il progetto della lettura integrale della Bibbia. Iniziativa ideata da De Carli con l'intento di ricreare le condizioni dell’ascolto e della riflessione attraverso la lettura del Libro per eccellenza; libro che tuttavia, oggi, risulta essere paradossalmente dimenticato e accantonato dai più. Consapevole che la Bibbia è la lettura che ci accomuna tutti e nella quale ritroviamo una parte delle nostre radici culturali e umane, il vaticanista racconta di aver speso tempo ed energie per poter vedere realizzata – nell'ottobre 2008 – la sua idea. Ovvero la lettura integrale della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, per sette giorni e sei notti senza interruzioni e commenti. Un'iniziativa che ha visto oltre mille persone avvicendarsi nella lettura, e che De Carli ricorda ancora con commozione.
Non sono mancate anche alcune anticipazioni. Una riguarda la possibile beatificazione di Giovanni Paolo II, che il giornalista ritiene possa verosimilmente avvenire il prossimo anno, quando ricorreranno i 90 anni dalla nascita e i cinque dalla morte. Ed un'altra anteprima è legata ad una bella iniziativa editoriale legata al prossimo compleanno di Benedetto XVI. Un DVD, curato dalla Rai, racconterà la vita di Ratzinger e mostrerà come si svolge la giornata del Santo Padre. Grazie ad una telecamera che ha seguito la sua giornata “tipo”, sarà possibile vedere come è impostata l'attività quotidiana del Pontefice, dal mattino sino a quando si spengono le luci dell'appartamento del Papa.
E proprio su Ratzinger, De Carli spende le ultime parole della sua lectio magistralis. Smentendo quanti hanno definito l'attuale Papa un “arido intellettuale”, afferma che è certamente un intellettuale, ma – alla luce di questi quattro anni di pontificato - si può affermare senza dubbio alcuno, che è un intellettuale col cuore.

La Musicoterapia a sostegno della disabilità (inPrimapagina del 06 novembre 2009)

“Il mio primo libro di musica”, della dr.ssa Paola Balestracci Beltrami, si inserisce in un settore editoriale – legato all’ambito pedagogico/didattico – in cui non sempre è facile inserirsi. Con la sua ultima proposta, che piace perché utile e ben fatta, la dr.ssa Balestracci Beltrami convince e conquista editore e pubblico che - a giudicare dalle prime risposte – mostra di apprezzare il testo in questione.
Segnali di tale apprezzamento sono stati visibili anche a Crema, sabato scorso, presso la “Sala Alessandrini”. In tale occasione, davanti ad una platea decisamente numerosa e in un clima festoso, l’autrice ha presentato la sua ultima pubblicazione. Molti i presenti, tra cui l’Assessore Provinciale all’Istruzione prof.ssa Paola Orini, che ha portato i saluti della Provincia ed ha rivolto alla Balestracci Beltrami parole di sincero apprezzamento riconoscendo che il suo ultimo lavoro “nasce dall'esperienza e non da un sapere accademico”; in rappresentanza delle Istituzione era presente anche l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Crema, Luciano Capetti.
A ringraziare ed esprimere apprezzamento per il lavoro della Balestracci Beltrami vi erano inoltre la prof.ssa Giulia Cremaschi Trovesi (Presidente della Federazione Italiana Musicoterapeuti), la dr.ssa Silvia Badocchi (dirigente medico del Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale di Crema), la dr.ssa Enza Crivelli (psicopedagogista Anffas e presidente dell'associazione musicale Consorzio Concorde di Crema) e il maestro Sante Bandirali (direttore della Scuola di Musica Consorzio Concorde).
La presentazione, magistralmente condotta dalla sig.ra Giovanna Barra (Presidente dell’Associazione “Diversabilità”) è stata coinvolgente e capace di catturare l’interesse del pubblico in sala. Per introdurre, la Barra è partita dal sintetico racconto della propria esperienza; dal suo scetticismo iniziale verso la musicoterapia sino all’incontro avvenuto ad Assisi con professionisti del settore; incontro che le ha fatto mutare opinione. Coniugando la sensibilità di madre di un ragazzo disabile con il forte senso civico che la contraddistingue, la Barra – coadiuvata dalla preziosa collaborazione di don Franco Crotti – si è impegnata per importare e promuovere anche nel cremasco l’esperienza della musicoterapia. Per offrire ai ragazzi disabili una nuova chance è stata quindi fondata l’Associazione “Diversabilità” dove la dr.ssa Balestracci Beltrami, già da tempo nota come arpista e socio fondatore della Federazione Italiana Musicoterapeuti, fin da subito ha ricoperto il ruolo di responsabile del servizio di musicoterapia. Impegno, quest’ultimo, che l’autrice affianca all’attività svolta presso la scuola di musica “Consorzio Concorde” con sede in Crema.
Nelle intenzioni della scrittrice, il testo appena pubblicato “vuole essere uno strumento concreto di lavoro, per avvicinare alla musica anche chi non ha conoscenze specifiche”. Partendo dall’amara constatazione che “l’educazione musicale è una delle materie più trascurate nella scuola dell’obbligo”, la Balestracci Beltrami sottolinea il valore della musica come fondamentale fattore di crescita del bambino, in quanto “contribuisce allo sviluppo armonioso della persona favorendone l’equilibrio psico-fisico”.
La presentazione, ha inoltre mostrato un carattere particolare ponendo al centro dell’attenzione non tanto l’autrice del libro quanto il tema trattato in esso, ovvero la musica e più precisamente la musicoterapia. Significativi e importanti per capire il valore terapeutico della musica sono stati gli interventi dei diversi e qualificati ospiti che hanno affiancato la Balestracci Beltrami.
Le riflessioni dei relatori presenti, intervallate da esecuzioni musicali di giovani artisti formatisi presso la Scuola di Musica Consorzio Concorde, hanno messo a fuoco alcuni aspetti utili per poter conoscere gli effetti positivi che la musica produce sull’uomo. Un tema che certamente merita un ulteriore approfondimento e – visto l'unanime consenso che il libro ha riscosso – pare proprio di poter dire che il testo della Balestracci Beltrami sia lo strumento migliore per introdursi in quello che è stato definito “il magico mondo della musica”.

Servizi Sociali a Pandino: Dolini e Menclossi chiamati a rispondere (inPrimapagina del 30 ottobre 2009)

“La stabilità del lavoro è la base per la stabilità sociale”. Così ha detto recentemente il ministro Tremonti, aggiungendo anche che “in strutture sociali come la nostra il posto fisso è il presupposto su cui organizzare il proprio progetto di vita e la famiglia”.
In merito alle affermazioni del ministro si può essere d’accordo o dissentire, ma non si può negare che di situazioni di “ordinaria precarietà”, obiettivamente, ce ne siano molte; forse non fanno notizia, perché oramai il mercato del lavoro sempre più è caratterizzato da contratti a breve termine, da legami deboli e da turnover piuttosto sostenuti. Ciò che prima era eccezione, ora è norma. Senza andare molto lontano notiamo che anche nel cremasco la precarietà è diffusa. La maggior parte dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro, sembra oramai accettare queste condizioni, ma accade talvolta che qualcuno metta in discussione tale orientamento rivendicando un “diritto” alla stabilità; richiesta tanto più lecita se alla base si ritiene vi sia un diritto effettivo, conquistato in diversi anni di lavoro presso lo stesso Ente ricoprendo sempre le medesime funzioni. Il fatto di seguito riportato ed emerso recentemente, sintetizza proprio tali istanze, raccolte e rese pubbliche in quanto della vicenda si stanno occupando sia i sindacati che alcuni rappresentanti politici locali di Pandino
Infatti risulta che in questi giorni, su iniziativa di consiglieri della minoranza, sia stata presentata una interrogazione che dovrebbe essere discussa in occasione della prossima seduta del Consiglio Comunale di Pandino. Al sindaco Donato Dolini e all'assessore alle Politiche Sociali Antonia Menclossi, è stato chiesto di fornire chiarimenti circa la posizione lavorativa di alcuni operatori impiegati presso l'Ente Locale.
A destare la polemica è stato il fatto che alcuni professionisti, nonostante lavorino da diversi anni nel settore Servizi Sociali del Comune di Pandino, siano sempre rimasti soggetti a formule contrattuali piuttosto deboli e poco tutelanti. Un percorso in discesa che pare abbia condotto da incarichi a tempo determinato a collaborazioni coordinate e continuative, per arrivare – nell’ultimo periodo – a vedere i medesimi professionisti assunti da una cooperativa operante nel settore del sociale. Una volta assunti dalla cooperativa (con contratti di breve durata) gli stessi sono poi stati messi a disposizione del Comune, che li ha adibiti alle funzioni svolte in precedenza.
Di tale situazione, come anticipato, si sono interessati anche alcuni rappresentanti locali delle maggiori sigle sindacali. Allo stato attuale è stato avviato un confronto per valutare se nel caso dei lavoratori in questione sussistano le condizioni per una regolarizzazione della loro posizione.
La condotta dell'Amministrazione guidata dal sindaco Dolini potrebbe anche essere formalmente ineccepibile, tuttavia non è possibile esimersi dal domandarsi se la fedeltà dei propri collaboratori, mostrata in diversi anni di attività, non meriti un riconoscimento formale.
E' dimostrato che in un settore delicato come quello dei servizi sociali, un turnover elevato di personale incide fortemente anche sulla qualità del servizio erogato. Un motivo in più per promuovere un assetto del proprio organico maggiormente stabile e duraturo.
L’auspicio, quindi, è di poter assistere ad una positiva risoluzione della controversia, in modo tale che i servizi comunali possano continuare a garantire quella qualità di cui in passato è stata data ampiamente prova.

Lodovico Benvenuti: il Cremasco che fece l'Europa (inPrimapagina del 30 ottobre 2009)


Una serata per ricordare la figura e lo spessore dell’On. Lodovico Benvenuti. L’occasione è stata la presentazione dell'interessante libro, curato dal dott. Giovanni Paolo Cantoni, avvenuta lo scorso martedì presso la sede del Rotary Club di Crema; club di cui lo stesso Benvenuti fu socio fondatore nel lontano 1950. L'evento, oltre alla presenza di numerosi ospiti, ha visto la partecipazione del sindaco di Crema dr. Bruttomesso, dell'assessore alla cultura arch. Mariani e del presidente del Consiglio Comunale Agazzi. Aprendo la serata, il sindaco ha sottolineato quanto sia importante far conoscere ai giovani il valore e la rilevante attività svolta dall'On. Benvenuti; “un grande uomo che ha rappresentato il nostro territorio”. L'intervento del dr. Cantoni, giovane studioso e storico cremasco, ha permesso ai presenti di apprendere alcuni aspetti e aneddoti relativi alla vita e all’impegno politico del prestigioso concittadino. Un racconto certamente coinvolgente che – oltre a farci conoscere meglio la personalità del politico cremasco - ha permesso di approfondire anche pagine della nostra storia locale.
Nell'esporre i contenuti del libro, è stata cura dell'autore rivolgere l'attenzione su due temi particolarmente cari a Lodovico Benvenuti e in qualche modo determinanti per comprenderne l'identità politica ed il motore ideale che ne ha orientato l'azione. Studiandone gli scritti e i discorsi, Cantoni nota che è ricorrente il richiamo del Benvenuti ad una idea di “patrimonio morale” dell'Europa; patrimonio che, a detta dello stesso, fu messo a dura prova dall'inquietante clima sociale e culturale che si creò in Europa fin dall'inizio del '900. L'illustre politico, infatti, riteneva che la Prima Guerra Mondiale – cui prese parte combattendo lungo il fronte italo-austriaco – costituiva “un drammatico segno della crisi del continente europeo, indebolito dalle sue stesse nazioni che, pur condividendo la medesima civiltà, impegnarono le loro energie in una inutile lotta fratricida”. Altro aspetto che caratterizzò il pensiero del Benvenuti, fu il principio della “libertà”, un valore fondamentale che la repubblica deve riconoscere e garantire.
Come ha ben spiegato il dr. Cantoni, nel suo impegno politico vissuto all'interno della Democrazia Cristiana, Benvenuti si spese affinché l'Europa potesse superare la propria frammentazione. Molto forte fu la critica che il democristiano cremasco rivolse al modello di stato-nazione a sovranità illimitata; un modello che a suo dire portò al mito dello stato “onnipotente”, autarchico e nazionalista.
Tra le azioni messe in atto dal politico democristiano per far fronte alla crisi, resasi evidente dalle due guerre mondiali, vi fu l’impegno volto a rafforzare un'entità sovranazionale (necessaria per superare quella frammentazione causa dell’indebolimento del patrimonio morale) e il richiamo al cosiddetto “Spirito della Resistenza”. Da quanto emerso, si può infatti dire che l'impegno per la realizzazione dell'ideale europeista, venne interpretato da Benvenuti come la diretta prosecuzione dell'esperienza vissuta durante gli anni della Resistenza; anni in cui si spese per difendere la libertà dell'uomo e per risvegliare negli uomini del suo tempo “la scelta consapevole dell'umano contro il disumano”.
Per evidenziare lo spessore del personaggio, non possiamo dimenticare che lo stesso – nel 1946 – venne eletto all'Assemblea Costituente e contribuì alla stesura della Costituzione operando in favore del riconoscimento e della tutela costituzionale delle libertà fondamentali della persona.
Nel corso della serata è stato inoltre possibile ascoltare la testimonianza del dr. Camillo Lucchi, il quale – commosso - ha ricordato il legame di amicizia che lo legava all'illustre politico. Nell'elogiarne l'azione politica e la profondità umana, il dr. Lucchi ha raccontato alcuni episodi legati a momenti di particolare difficoltà vissuti dall'amico Benvenuti. Pare, ad esempio, che dopo l'elezione di Giovanni Gronchi alla Presidenza della Repubblica e i cambiamenti interni alla Democrazia Cristiana, iniziò per Benvenuti un periodo di grande delusione. Anche l'elezione, che nel 1957 lo portò a divenire Segretario Generale del Consiglio d'Europa, fu vissuta dallo stesso come l'inizio di un esilio dorato.
Nel concludere la serata, Luigi Aschedamini, presidente del Rotary cremasco, ha ringraziato l'autore del prezioso libro, nonché il dr. Tomaso Salatti, che della pubblicazione del testo è stato promotore.
Da ricordare, infine, la promessa del sindaco Bruttomesso; il quale, rimarcando l'importanza del politico cremasco, ha garantito l'impegno dell'Amministrazione per divulgare la conoscenza di Lodovico Benvenuti.

Paola Bignardi - Educare alla fede in famiglia (inPrimapagina del 23 ottobre 2009)

Davanti ad un pubblico numeroso e partecipe, Paola Bignardi, fino al dicembre 2005 presidente nazionale della Azione Cattolica e attualmente membro del Comitato per il progetto culturale promosso dalla Chiesa Italiana, è intervenuta sul tema “Educare alla fede in famiglia”.
Il tema è stato trattato in occasione dell'incontro realizzato lo scorso lunedì presso la Chiesa di San Bernardino in Crema; incontro promosso dall'Azione Cattolica diocesana in collaborazione con diversi organismi della Diocesi (Commissione per la Cultura, Commissione per la Famiglia e Ufficio catechistico).
La dr.ssa Bignardi, affiancata dal Vescovo di Crema Mons. Oscar Cantoni e dal presidente diocesano dell'Azione Cattolica Francesco Galimberti, ha sviluppato la problematica educativa in modo articolato e approfondito, offrendo ai presenti alcune riflessioni che la stessa relatrice ha definito “frutto di comune buon senso e della pratica educativa”.
Efficace l'immagine usata dalla dr.ssa Bignardi per introdurre il suo intervento. Citando il Deuteronomio ha infatti riportato le seguenti parole tratte del Cantico di Mosè: “Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno”. Come ha ricordato la relatrice, sono le parole conclusive di Mosè, quelle che precedono la sua morte, di fronte alla quale egli fa memoria della sua storia. Nel fare memoria, però, affida un compito a chi sopravvive; in particolare rivolge un invito a non lasciar morire, a non dimenticare ciò che Dio ha fatto per il suo popolo. Partendo da tale esempio due gli spunti di meditazione tratti dalla Bignardi. Innanzitutto ha affermato che “se c'è un'esperienza che ha segnato la nostra vita, non possiamo non desiderare di comunicarla e consegnarla a chi viene dopo di noi”.
Inoltre ha evidenziato che quanto Mosè consegna al popolo è la memoria di un fatto, il racconto di una storia...la storia, appunto, di ciò che Dio ha fatto per noi.
Nel corso della serata è stato ribadito che la fede è un dono grande ed ogni adulto deve sentire il desiderio di comunicarla alle nuove generazioni. Ma alla domanda sul “come” comunicarla l'ex presidente di Azione Cattolica ha spiegato che ciò che comunica di più non sono le parole ma il nostro modo di essere e di vivere, ed ha sottolineato che è possibile trasmettere solo ciò che si possiede.
Una fede, quindi, che non passa tanto attraverso le parole quanto mediante i comportamenti e che vede i genitori – come afferma anche il Concilio – dei testimoni privilegiati nella comunicazione del messaggio evangelico. E' emerso pertanto l'estremo valore ed il significato che la famiglia ricopre per la trasmissione della fede.
Toccando alcuni punti che caratterizzano la trasmissione e la consegna della fede alle nuove generazioni, la relatrice si è soffermata su determinati aspetti, ricordando ad esempio l'importanza della dimensione educativa in senso lato; in quanto – non considerando la persona nella sua interezza - si correrebbe il rischio di proporre una fede non integrata, priva di una prospettiva di unitarietà. Ai genitori e agli educatori, inoltre, è stato rivolto l'invito a ritenersi “collaboratori dell'azione di Dio” e ad adattarsi al “ritmo” e ai tempi delle persone che si vogliono accompagnare alla crescita. Ritenersi collaboratori, ha affermato la Bignardi, non deve far dimenticare che il primo educatore di ogni suo figlio è proprio Dio.
Nel corso della serata è stato infine ricordato l'importante contributo dato dalla dr.ssa Bignardi – in qualità di coordinatrice – per la stesura del testo “La sfida educativa. Rapporto – proposta sull'educazione”. Il testo, pubblicato da Laterza, è il primo frutto del lavoro del Comitato per il progetto culturale, costituito agli inizi del 2008 con l’obiettivo di proporre iniziative qualificate, che rendano presente nell’opinione pubblica la riflessione e la proposta della Chiesa.

L'influenza A (H1N1) spiegata dal dr. Gandola al Rotary (inPrimapagina del 16 ottobre 2009)

Molto rumore per nulla? Questo la domanda che il dr. Luciano Gandola (direttore della U.O. Di Pneumologia dell'Ospedale Maggiore di Crema) ha posto trattando la problematica dell'influenza A (H1N1). L'occasione per sviluppare l'argomento è stata la conviviale del Rotary Club Crema tenutasi lo scorso martedì presso la sede di via Benzoni. Alla presenza del presidente L. Aschedamini, del segretario G. Samanni e di numerosi soci, il primario del reparto di Pneumologia ha cercato di dare una risposta a tale quesito.
Illustrando ai presenti, in modo semplificato ma esaustivo, le caratteristiche dell'influenza cosiddetta “suina”, ha fatto notare un atteggiamento altalenante, in quanto ad una dichiarazione (forse precoce) di pandemia pare sia seguita una situazione di tendenziale indifferenza. Ad allarmare, secondo il dr. Gandola, non è l'attuale numero di vittime ma quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi. Citando dati dell' O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità), emerge infatti che i casi segnalati a livello mondiale risultano essere – in base all'ultima rilevazione - 343.298, mentre i decessi imputabili all'influenza sono stati sino ad ora 4108. Commentando tali dati e rapportandoli al livello di allarme che si è venuto a creare è parso lecito domandarsi se tanto clamore mediatico sia stato forse un po' ingiustificato. A detta del relatore, se da un lato va ribadito l'invito a non creare inutili allarmi, dall'altro non bisogna abbassare il livello di guardia. E' vero che altre malattie oggi diffuse (tubercolosi, HIV, malaria) provocano molte più vittime dell' H1N1, tuttavia vi è un rischio potenziale che non può e non deve essere sottovalutato.
Nell'esporre le caratteristiche del nuovo virus è stata inoltre evidenziata l'elevata contagiosità dello stesso, il prevalentemente interessamento delle fasce giovanili della popolazione, l'evoluzione severa di questa influenza ed il quadro clinico associato; quadro che può mutare improvvisamente.
Riflettendo sull'andamento della diffusione del virus a livello mondiale, il dr. Gandola ha fatto notare come nelle regioni dell'emisfero sud vi sia un iniziale declino, mentre tende ancora a diffondersi nelle regioni temperate dell'emisfero nord. Volgendo lo sguardo alla situazione in Italia emerge che alla fine di settembre i casi segnalati erano più di 8000 e i decessi 3.
Dai numeri illustrati nel corso della relazione possiamo dire che la situazione nel cremasco non è particolarmente preoccupante: 8 i casi segnalati e 5 quelli accertati. Anche in questo caso i soggetti coinvolti sono quasi tutti giovani. Per una migliore comprensione dei dati, il dr. Gandola ha chiarito che la diagnosi da influenza A (H1N1) si basa attualmente sul solo criterio clinico, mentre, per i casi di pazienti ricoverati in ospedale e in presenza di un quadro sintomatico più importante, si procede ad una diagnosi di tipo virologico mediante doppio tampone faringeo.
Importante, infine, il richiamo alla prevenzione; un'arma che risulta essere fondamentale per arginare la diffusione del virus. Oltre al rispetto di alcune fondamentali norme igieniche (utili per limitare il rischio di contagio), vi è la profilassi vaccinica, anche se – come rileva il dr. Gandola – la somministrazione del vaccino seguirà un ordine di priorità stabilito dal ministero della salute.

Trasparenza e discrezione possono coincidere ("inPrimapagina" del 02 ottobre 2009)

E' ancora fresca la polemica suscitata dai dati che il Comune di Crema ha reso pubblici; un elenco contenente i nomi dei cittadini cremaschi che hanno beneficiato di contributi economici a carattere socio-assistenziale.
Due le posizioni di fronte a tale scelta: chi la ritiene una violazione della privacy e chi, invece, la considera una doverosa operazione di trasparenza. Di certo c'è l'imbarazzo e il forte disappunto di chi ha visto pubblicato il proprio nome e l'importo ricevuto dal Comune, con tanto di motivazione che ne ha determinato l'erogazione.
Ad oggi, nonostante le tante contestazioni, l'Amministrazione Comunale difende le ragioni della propria decisione e non retrocede; viene tuttavia da interrogarsi se, in qualche modo, è possibile conciliare i diritti degli utenti con i doveri dell'Ente Locale. Nel caso specifico è auspicabile riuscire a conciliare la tutela del diritto alla riservatezza di quanti fruiscono dei servizi socio-assistenziali,
col dovere – da parte dell'Ente Locale – di rendere trasparente la gestione del denaro pubblico. In tal senso andrebbe forse sviluppata una riflessione sul concetto di “trasparenza”, che non può essere intesa esclusivamente come pubblicazione integrale e indistinta di tutti gli atti della pubblica amministrazione.
Come dichiarato dal precedente assessore ai servizi alla persona, è stato certamente” lecito pubblicare l'albo dei beneficiari di contributi assistenziali”, tuttavia – viene da aggiungere – forse non si è tenuto in debita considerazione l'imbarazzo e talvolta il sentimento di vergogna che tale scelta ha suscitato in chi ha visto resa pubblica la propria indigenza.
Oltre la polemica e al di là delle posizioni che ciascuno può avere in proposito, un dato merita comunque attenzione e deve indurre a riflessione: troppi i cremaschi che, complice la crisi economica, con sempre maggiore frequenza devono richiedere sostegno e aiuto per far fronte alle diverse spese e ai costi della vita quotidiana. Tra le motivazioni che portano a richiedere aiuto ai servizi sociali spiccano difficoltà legate al pagamento delle utenze domestiche, la necessità di coprire spese legate all'istruzione dei propri figli, nonché la fatica di far fronte ai costi di locazione che, negli ultimi anni, hanno visto un consistente incremento.
La crisi di questi ultimi mesi, poi, ha contribuito non solo ad ampliare il numero di utenti dei servizi socio-assistenziali, ma ha anche condotto a comprendere tra gli stessi famiglie e individui che solo qualche tempo fa erano ben lontani dall'essere annoverati nella categoria del disagio socioeconomico.
Va anche rilevato che la risposta alle tante situazioni di bisogno non proviene solo dalle Istituzioni pubbliche (che certamente ricoprono un ruolo importante e fondamentale), ma anche da tutto quel mondo che afferisce al cosiddetto Terzo Settore. Non possiamo non ricordare, infatti, la preziosa opera che quotidianamente viene svolta da realtà importanti e seriamente impegnate come la Caritas, l'Opera San Vincenzo, il Banco Alimentare e molte altre istituzioni private che sono nate e agiscono in un'ottica di vera e propria sussidiarietà e rispondono, in modo efficace, al disagio di tanti cremaschi e non, riuscendo a coniugare senza alcuna difficoltà trasparenza e discrezione.