Sacerdote della Diocesi di Crema, don Zagheni è docente nei Seminari di Crema e Lodi e attualmente insegna Storia della Chiesa presso l’Istituto di Scienze religiose a Milano.
Dopo i saluti di Paolo Mariani, assessore alla cultura del Comune di Crema, è toccato ad Elia Ruggeri, presidente del Circolo Culturale “Città Nuova”, introdurre il libro con una breve riflessione.
“Ero interessato a rispondere ad alcuni aspetti, alcune domande che non mi erano chiare”, così ha esordito l’autore. E poi, partendo da alcune considerazioni emerse nel corso dei suoi studi, ha aggiunto che “il comunismo è stata una realtà poco compresa anche tra coloro che l’hanno seguito. Scorrendo le pagine del libro ci si accorge che l’opera di don Zagheni si snoda come un viaggio che, partendo da alcune domande fondamentali, giunge ad una conclusione chiara e netta: il comunismo fu un grande inganno. “Questo – confida l’autore – era il titolo che volevo dare al libro, ma alla fine ho preferito che fosse il lettore stesso ad arrivare a tale conclusione”. Molti gli interrogativi cui don Zagheni ha cercato di dar risposta. Ad esempio: “che cosa era realmente il comunismo? Ed il PCI era vero comunismo? Era possibile una via italiana al comunismo?
Spiegando alcuni passaggi fondamentali dei propri studi, il sacerdote cremasco non ha esitato a definire il comunismo “una grande forza”, ma – ha anche aggiunto – era un inganno in quanto prospettava un percorso utopico, irrealizzabile.
Difficilmente concretizzabile, secondo don Zagheni, l’utopia dei comunisti, i quali promettevano il “paradiso in terra” senza tener conto dei limiti e della fallibilità dell’uomo.
Il PCI, ha spiegato ancora l’autore, era certamente un grande partito, ma ambiguo. Toccando i rapporti tra cattolici e comunismo ha notato che da un lato il PCI ha agito per far credere ai cattolici che l’ideale comunista coincidesse con quello cristiano, quando in realtà le due antropologie (cristiana e comunista) camminavano su binari nettamente distinti ed erano tra loro irriducibilmente antitetiche.
Altra ambiguità esposta nel libro, riguarda il tentativo di far credere che ci fosse una via italiana al comunismo, mentre il partito era perfettamente allineato con Mosca, tanto che in Italia accanto all’organico ufficiale vi era persino una sorta di partito parallelo, pronto a prendere il potere qualora – dopo la morte di Togliatti – i successori si fossero distaccati dalle direttive dell’URSS.
Da rivalutare, infine, il ruolo che i comunisti ebbero nella Resistenza. “Se ne è appropriato il PCI – dice don Zagheni – ma in Emilia Romagna, ad esempio, su 20 Brigate solo 9 erano composte da comunisti”. E se è vero che i partigiani hanno svolto un ruolo importante che merita ulteriori studi, va anche detto che a liberare l’Italia furono gli eserciti Alleati.
Come qualsiasi libro che aiuta a far chiarezze su pagine controverse della propria storia, il testo di don Guido Zagheni merita di essere letto. Al rigore dello storico, l’autore affianca l’onestà intellettuale e la sensibilità del sacerdote. E proprio partendo dal punto prospettico di storico e sacerdote, don Zagheni ha concluso la serata riflettendo sulla società italiana, affermando un po’ pessimisticamente che oggi ci troviamo di fronte ad una barbarie che avanza e sta travolgendo un po’ tutto. Un'avanzata favorita anche dal mutamento di rapporto tra Chiesa e società italiana; rapporto giunto quasi alla reciproca estraneità.
Del sacerdote e storico cremasco ricordiamo altre importanti pubblicazioni, tra cui “Nazifascismo e questione ebraica” (2001) e “La croce ed il fascio” (2006).
Flavio Rozza
Flavio Rozza